Regia di John Cameron Mitchell vedi scheda film
Povero Hedwig, poeta del glam rock defraudato di testi e musiche dal pupillo “maledetto”, nome d’arte Tommy Gnosis. Adesso campa suonando nei bar con i suoi Angry Inch, ma il pubblico è sempre altrove. Il film racconta la sua storia seguendo la solita geografia della memoria: flashback e voce fuori campo, con contorno di momenti musicali e monologhi interiori. Un altro uomo che cadde sulla terra è tra noi: più trans che androgino, più gigione che malinconico. Il regista-attore-scrittore John Cameron Mitchell traduce per il grande schermo una sua fortunatissima pièce off-Broadway e convince in un colpo solo tutta la critica americana (premi e reverenze al Sundance Film Festival) e quella tedesca (ottima accoglienza a Berlino: Hedwig del resto è nato lì). Non condividiamo gli entusiasmi. La storia infatti sarebbe anche intrigante se non riecheggiasse cose già viste (“Velvet Goldmine”) e soprattutto già sentite (l’epopea glam). Inoltre la consistenza cinematografica lascia a desiderare, tanto è evidente l’impianto teatrale. Un peccato, perché come performer John Cameron Mitchell è notevole e camaleontico nell’assumere le sembianze di un’icona immaginaria che finisce per appartenergli epidermicamente. “Hedwig - La diva con qualcosa in più” (di pessimo gusto il sottotitolo italiano) deve alla sua generosità davanti alla macchina da presa i momenti migliori.
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