Regia di Elio Petri vedi scheda film
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Sciascia, A ciascuno il suo si contraddistingue in particolare per il suo stile: riprese dall’alto tanto care a un certo attuale tipo di cinema spionistico e di impegno, riprese di pedinamento con tecniche in linea con quelle contemporanee, con effetti zoom per rendere pregnanti i pensieri improvvisi di sospetto, le facce in fuga e l’angoscia generale, il tutto coronato con musiche di sottofondo congeniali per rappresentare i più svariati stati emotivi, sentimentali e sociali.
Qualche parola sulla trama. Il film si svolge in un paesino remoto della Sicilia, dove tutto appare sommerso in un’atmosfera di pacata tranquillità, spalmata dalle figure dei notabili, delle vedove, delle moglie impensierite per mariti la cui virilità è fare le corna, con al centro la piazza, in cui tutto converge nel dialogo tra notabili, dottori, avvocati, come flusso di controllo sugli eventi del paesino.
Tutto normale, ma l’aria di omertà già trapela e accelera il suo corso quando il farmacista Manno e il dottor Roscio vengono uccisi in una battuta di caccia. Le indagini seguono la classica pista, quella del delitto d’onore, perché il farmacista era noto per i suoi tradimenti con la servetta adolescente, e per caso sul posto ci ha rimesso la pelle anche il dottor Roscio. Vengono perciò arrestati i parenti della servetta. Ma c’è un problema di non poco conto: costoro sono contadini analfabeti e il farmacista riceveva lettere minatorie composte con parole espunte dal giornale L’osservatore romano.
Ciò insospettisce il professore liceale Laurana, che vive con la mamma e la nonna e, non sapendo guidare, va avanti e indietro col treno fino a Palermo per insegnare Storia. Costui viene presentato nella sua stanza zeppa di libri (c’è persino una foto di Proust), si direbbe una persona astratta, ex-comunista o non più del tutto comunista, fuori dal mondo, astratto-distratto, non pericoloso ma anti-sociale. Un uomo che non può dare adito ad alcun sospetto.
Ma lui i sospetti li ha, perché giustamente ritiene che gli arrestati non siano i colpevoli in quanto analfabeti. Ma chi può utilizzare l’osservatore romano? Chi lo legge? C’è di mezzo un prete (la chiesa)? In questa indagine viene aiutato dal cugino della vedova del dott. Roscio, l’avvocato Rosello e dalla stessa vedova di nome Luisa.
Attraverso una sequenza compatta e intricata di eventi il professore si ritrova a dover affrontare un caso più grande di lui dove a farla da padrona (in un sapiente sfondo) è la complicità della mafia, della politica democristiana e della chiesa. Laurana viene incastrato in una morsa imprevedibile, dagli stessi che aiutandolo e depistandolo (i cugini Rosello e Luisa) lo lasciano nelle mani degli esecutori, facendolo esplodere in una baracca.
Film davvero esplosivo, che in un’ora e mezza riesce a darci il quadro lineare e lucido di trent’anni di cancrena italiana. Un Volonté straordinario, per l’interpretazione di un personaggio mite, intelligente, curioso, ingenuo, fuori dagli squallidi schemi del potere e della sua violenza, dunque un personaggio utopico, destinato a cadere e che continerà a cadere.
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