Regia di Elio Petri vedi scheda film
Non so se sia il capolavoro di Petri come dice Mereghetti: io continuo probabilmente a preferire "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" e "La classe operaia va in paradiso". È certo che "A ciascuno il suo" è tratto ("liberamente tratto" come specificano i titoli di testa) dal capolavoro di Sciascia, rispetto al quale il film opera alcune variazioni. Il romanzo di Sciascia, specialmente se letto in coppia con "Il giorno della civetta", ci rivela molto di certa mentalità dei siciliani, ed in fondo di certi meccanismi dell'animo umano, condizionati dalle convenzioni sociali e dal cinismo. Il film di Petri in certi momenti è, rispetto al libro, più specifico e particolareggiato e ad un certo punto pare annodarsi senza riuscire a trovare un finale che invece è, più che annunciato, logico, inevitabile. Anche Gian Maria Volonté, un grandissimo attore, forse il migliore che il cinema italiano abbia mai avuto, pare un po' troppo espressivo, rispetto a come Sciascia descrive il suo professor Laurana. Volonté appare molto più credibile nei panni luciferini del poliziotto dell'"Indagine": da una faccia come quella dell'attore torinese sembra strano attendersi dei comportamenti ingenui come quelli del povero Laurana. Irene Papas appare sufficientemente ambigua, tale da rendere credibile la propria afflizione per la morte del marito e Gabriele Ferzetti untuoso al punto giusto.
Elio Petri rende alla perfezione le ultime scene del libro, con il matrimonio dei due antagonisti "vincenti" e il finale, uno dei più agghiaccianti della letteratura italiana, concluso su quell'«Era un cretino» che vale un'intera bibliografia.
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