Regia di Elio Petri vedi scheda film
"L'attacco al potere" di Petri incomincia da un caldo paesino siciliano. Un fortino omertoso racchiuso nella connivenza tra politica e mafia, un duplice delitto mascherato da bega passionale. Un farmacista e un dottore,durante una battuta di caccia cadono sotto i colpi della lupara. Ci sara' un indagine con l'arresto di tre innocenti pastori,parenti dell'amante del farmacista. Ma la realta' è ben altra, vi sono intrighi di palazzo e malavita nelle vesti di un avvocato,cugino di una delle vittime. E' un ambiente chiuso il paesino di Petri, dove vige l'omerta' e l'esercizio di un potere parallelo allo stato,ma introdotto all'interno di esso.Vi sono vedove "inconsolabili" o "donne da letto" ,invischiate nel male omertoso ,ma fautrici del doppiogiochismo.Vi è poi una figura "astratta" ed elevata,l'intellettuale Laurana, un Gian Maria Volontè "dentro le righe".Posato e sensibile il Laurana,indagatore per conto proprio d'un delitto "d'onore". Uomo scomodo l'intellettuale, fuori dallo stato e dall'antistato, anima pura ,un emarginato sia umanamente che civilmente. Laurana scopre i giochi sporchi d'un teatro malavitoso,i cui fili sono mossi dall'inconsolabile vedova e dal cugino,un laido avvocato interpretato da Gabriele Ferzetti.La coscienza civile di Petri viene cosi' spostata nell'animo saccente del Laurana. Film enorme nello spessore, ricaduto in un momento topico della politica italica. Il Belpaese attraversava un momento difficile,la Democrazia cristiana con le sue egemonie figlie del fascismo regresso.Intrighi di palazzo ed abusivismo sociale ed edilizio.L'istituzione ecclesiale come paravento di trame scomode.
E' questa l'Italia del momento,trasposta magnificamente da Petri nel sud piu' profondo,a voler segnalare un "sud dell'anima" molto metaforico. Allora sovviene la magnifica presenza di Volontè a cercare di scardinare un "ordit" complesso e macchiavellico,scontrandosi col muro del silente e ingannevole.Volontè è magistrale ancora una volta, Petri ne modella un immagine metaforica e "astratta",un tipo "strano" secondo le voci di paese.Laurana è il paradigma della cultura accantonata,retrocessa per "modus vivendi" a far da spettatore,nell' osservare e pagare a caro prezzo la voglia di giustizia e verita'."A ciascuno il suo" appartiene alla categoria di "spessore" del cinema italiano.Opera lucida e compatta,costruita su schemi da cinema americano.Petri non disdegna tocchi noir in alcuni passaggi, regalandoci un vigore civile straordinario. Un regista che fino ad allora "si divertiva",un animo ribelle e "rivoluzionario" sceso in campo a sovvertire i canoni registici da intrattenimento.Con autori come Rosi o Damiani appartiene ad una schiera cinematografica che denuncia e rappresenta il "malaffare".
Registi che si "sporcano le mani" attingendone nella melma o nella muffa dello stato corrotto.Cinema rigoroso e didascalico,ma potente nel meccanismo rappresentativo.Avvalendosi d'un cast ottimo,tra cui Volontè,l'affascinante e sensuale Irene Papas, e il bravissimo Ferzetti ,Petri rilancia un atto d'accusa politico e civile.La "mafia" come humus sotteraneo,ma visibile ed "invisibile" ai nostri occhi,nella schiera di notabili,reduci di guerra,baciapile e possidenti terrieri.Un umanita' degna del romanzo di Sciascia da cui è tratto il film.E' la Sicilia povera ed emarginata, un "Africa" civile,sottolineata dalla bellissima colonna sonora di Bacalov. Laurana invece è la coscienza umana,quella del cittadino onesto e colto,figura da pensiero illuminato.Egli si scontra col grigiore atavico da profondo sud,ne cade all'interno di esso ingenuamente. Emblematico è il suo colloquio col professor Roscio,padre di una delle vittime , interpretato da uno straordinario e significativo Salvo Randone.L'anziano professore ribadisce un concetto universale e atavico,dove la malavita rappresenta i "vivi",ed è quello che conta,portando avanti "leggi" e "civilta'.I morti è meglio lasciarli dormire "IN SILENZIO".......
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