Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Film fuori e sopra le righe, genere: altro. Cast imperdibile e buone trovate: la storia funziona.
Premesso che sono un cultore di esordi cinematografici e un indefesso ricercatore di film fuori dall’ordinario, ho trovato in questo primo Luchetti 90 minuti di vera evasione. La storia ha come primario protagonista un giovane Paolo Hendel, che impersona il buttero Lupo: vero lupus in fabula, che insieme al subalterno compagno Edo, scappa dalla Maremma per sfuggire alla giustizia. I due si imbattono in una serie di personaggi davvero stravaganti (tra i quali spicca un simpatico Ingrassia nei panni del “terribile” Gianloreto), e riescono anche ad imbarcarsi coi rivoluzionari: è l’anno 1848, i cui moti sconquassano l’intera Europa. Film grottesco, a capitoli, di razionale nonsense. Vari volti oggi noti si possono riconoscere, e quello che più sorprende è di Margherita Buy, fabbricatrice di essenze, che non vuol considerarsi bella, ma al più un “gradevole insieme di cellule”. Il titolo, come l’intero filo rosso del film, è positivista: il “mecenate” Enea Silvio esorta a seguire liberamente le proprie inclinazioni nella ostentata fiducia in un domani migliore, fondato sull’armonia e sul progresso (ci vengono svelate protoinvenzioni quali il frullino e il “cavallo a vapore”, tanto che pare di assistere a una delle scene sacre di Non ci resta che piangere, in cui Benigni e Troisi tentano di “velocizzare” il futuro rimbambendo Leonardo). Resta una frase, più volte ripetuta, che muove letteralmente questi personaggi: “se non si va, non si vede”. Ricordiamocela.
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