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Dunston - Licenza di ridere

Regia di Ken Kwapis vedi scheda film

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La recensione su Dunston - Licenza di ridere

di xelaba75
6 stelle

Classica commediola per famiglie intrisa di buoni sentimenti da vedere con i figli magari nel periodo natalizio. Qui il protagonista assoluto è la scimmia Dunston che animerà con le sue scorribande la vita di un lussuoso albergo newyorkese: il Majestic Hotel. L’elemento comico sta proprio nell’introdurre il simpatico animale combina-guai all’interno del mondo patinato e dorato dell’albergo a 5 stelle dove si susseguono gag che strizzano l’occhio alla tradizione slapstick tese a ridicolizzare gli agiati e altezzosi ospiti del lussuoso albergo. Il film di Ken Kwapis (“La Verità è che non gli piaci abbastanza”, “Dice lui, dice lei”) svolge il suo compitino e nulla più come prodotto di intrattenimento domestico ma se avete dei bambini potrà risultare piacevole per loro ed anche per voi. La storia non è molto originale e il ritmo non è particolarmente indiavolato ma il cast che accanto all’immancabile bambino protagonista annovera volti televisivi ed ex-star decadute, regala qualche motivo di interesse e ci scappa anche qualche risata.  L’affiatata coppia di protagonisti, il divertente orango Dunston ed il piccolo Eric Lloyd (“Santa Clause”) che interpreta il dolce Kyle è assortita in modo perfetto per suscitare la simpatia del pubblico mentre  come spesso succede in questi film gli adulti sono senza scrupoli e fanno la figura dei fessi; si salva solo il buon Jason Alexander (“Pretty Woman”, “Hachiko” noto soprattutto in patria per la serie TV comica “Seinfeld”) qui padre premuroso e condiscendete con i figli, mentre rimediano la meritata figuraccia i perfidi Rupert Everett, arrogante ladro inglese e Faye Dunaway, infagottata signora snob. Quando in un film come questo si hanno a disposizione per le parti dei cattivi due facce così antipatiche come quelle di Everett e della Dunaway, allora si parte già avvantaggiati perché se i cattivi sono davvero odiosi questo va a tutto vantaggio dello spettacolo e oltre a divertire i piccoli all’ascolto, vedere volti noti ancorché in declino costituisce motivo d’interesse anche per i grandi… ammetto che quando dopo il nome di Alexander, nei titoli di testa, ho letto quelli di Everett e della Dunaway ho subito pensato che avrebbero vestito i panni dei furfanti di turno e sono stato portato a vedere un film prevedibile come questo meno controvoglia. Lo spocchioso Everett (“Il Matrimonio del mio migliore amico”, “Stardust”) più sfigato ed imbranato che veramente perfido nella parte di Rutledge, sfoggia orribili denti finti e cerca di strizzare l’occhio alla comicità tutta british di Terry-Thomas dimostrando però ancora una volta i suoi limiti recitativi e la sua totale inespressività. La stagionata Dunaway (“Mammina Cara”, “Quinto Potere”, “I Tre Giorni del Condor”) appena uscita dall’ennesimo lifting, con il suo classico repertorio di smorfie, occhi sgranati e moine reiterate è perfetta per la parte dell’insopportabile signora Dubrow e grazie anche alle acconciature e agli abiti eleganti, incarna alla perfezione l’immagine della perfida arpia dell’alta società che odia bambini ed animali e che terrorizza i dipendenti minacciandoli di licenziamento; la Dunaway si cimenta in questo film in una parte comica per lei insolita ma che ri-echeggia tutti i ruoli nevrotici e malvagi da lei sempre interpretati e ai quali fu consacrata definitivamente dopo "Mammina Cara" con una sorta di marchio indelebile che non si sarebbe più scrollata di dosso. Ad ogni modo la quintessenza del film è sicuramente lei, assolutamente uno spasso il finale dove, dopo aver dato mostra di sè per tutto il film con i suoi modi affettati e la sua proverbiale perfidia, viene prima sbeffeggiata dal piccolo Kyle, poi diventa letteralmente oggetto del lancio di una torta in faccia da parte di Jason Alexander e dulcis in fundo, con tanto di abito di Valentino e acconciatura alla Ivana Trump viene sprofondata dalla scimmia Dunston in una torta a 6 piani….una vera scena cult che giustifica l’intera visione del film perché non capita tutti i giorni di vedere una (ex)-star del cinema,  famosa per i suoi eccessi da diva e per la sua immagine di donna altera e sofisticata, maltrattata con tale gusto sullo schermo; il sottotitolo del film potrebbe essere “dalle stelle alle stalle” perché nel suo periodo d’oro (negli anni settanta) la signora era stata davvero all’apice dello star-system hollywoodiano giungendo ANCHE AL premio oscar nel 1977. Il regista Kwapis e lo sceneggiatore Hopkins con buona dose di perfidia e cinismo devono essersi divertiti un mondo nel girare il finale dove la diva decaduta, infagottata e super-liftata sprofonda letteralmente nella torta glassata scompigliando la perfetta pettinatura con tanto di elegante piccola corona. Per la Dunaway un epilogo francamente un po’ penoso, già finire in un film di serie B per famiglie non deve essere stato il massimo per un’attrice del suo ego (smisurato) ma vedersi rubare pure la scena da un orango-tango deve essere stato un autentico shock…beh purtroppo questa è la fine riservata a molte vecchia glorie di Hollywood anche se in questo caso mi sento di dire, visto che si tratta di lei, che è piuttosto meritata.

Sulla trama

Robert Grant è lo stressato direttore del Majestic, un elegantissimo hotel a cinque stelle di Manhattan. Il suo più grande desiderio sarebbe quello di poter trascorrere un meritato periodo di vacanza insieme ai figli Kyle e Brian, ma quando mrs. Dubrow, l’arrogante e superesigente proprietaria del Majestic, viene a sapere che l'albergo è candidato a ricevere una sesta stella dalla prestigiosa rivista internazionale “Le Monde”, dà istruzioni al povero Robert di preparare tutto per l'imminente arrivo (ovviamente in incognito) dell'inviato della rivista in occasione dell’evento mondano della stagione: il ballo Crystal; terminata la serata ed ottenuta l’agognata stella, nei piani della Dubrow, Robert dovrà presenziare con lei alle numerose interviste e al battage pubblicitario che seguirà l’assegnazione dell’importante riconoscimento e questo naturalmente lo costringerà a rimandare le ferie coi figli, scatenando, in particolare le lamentele del piccolo Kyle. Il buon Robert ama moltissimo i due figli che ha allevato da solo, dopo la morte della moglie, e che vivono segregati nell’albergo per molti mesi all’anno, è quindi ragionevolmente dispiaciuto per loro ma è messo con le spalle al muro dall’odiosa boss in tailler che minaccia addirittura di licenziarlo se non esaudirà i suoi desideri. La Dubrow scambia per l’inviato di “Le Monde” il sedicente lord Rutledge, in realtà un ladro patentato che, per ripulire le lussuose suites, si serve di un cucciolo di orango di nome Dunston; il malfattore però non ha fatto i conti con la voglia di libertà di  Dunston che decide di ribellarsi al viscido padrone e comincia a scorazzare impunemente per il Majestic facendo presto amicizia con Kyle…nel frattempo il ballo Crystal si avvicina..seguiranno le prevedibili conseguenze? 

Su Ken Kwapis

sufficiente, nulla più

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