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The Old Way

Regia di Brett Donowho vedi scheda film

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La recensione su The Old Way

di Souther78
4 stelle

Western artificiosamente crepuscolare, che si ripropone, fin dal titolo, di evocare una critica sociale, nello scenario di passaggio tra il cosiddetto wild west e la cosiddetta civiltà moderna. Il protagonista e il copione sono appannati, e la morale travisata. Narrazione eccessivamente pilotata e di scarsa verosimiglianza. Cast decente.

 
"Alla vecchia maniera", sarebbe la traduzione corretta del titolo di questo western che, nelle intenzioni, vorrebbe affrontare la tematica del cambio di costumi nel wild west, con il passaggio dalla giustizia fai-da-te a quella "giusta" del governo. La dimensione storica, comunque, si limita a un paio di battute di copione scambiate su questo tema, rinunciando a qualsiasi approfondimento o critica, e dunque risolvendosi in una trattazione che sarebbe eufemistico definire superficiale, approssimativa e oltremodo semplicistica. Ma su questo torneremo a breve.
 
La sceneggiatura zoppica e stenta. L'apertura mozzafiato promette benissimo, ma lo svolgimento non mantiene, e, anzi, elargisce delusioni a ogni svolta (narrativa). A parte l'appiattimento nel pathos, si respira aria di inverosimiglianza tanto nei comportamenti dei personaggi, quanto nel succedersi degli accadimenti. La psicologia del protagonista è tagliata con l'accetta, e non si riesce mai a entrarci davvero in empatia. Paradossalmente, è proprio la giovane attrice che interpreta la figlia del protagonista, a distinguersi per espressività e presenza scenica, pur entro un personaggio che risulta comunque sciapo e appena abbozzato, oltrechè largamente inverosimile. 
 
Il cast, seppur non "stellare", è forse la parte più pregevole dell'opera, benchè proprio il nome di richiamo, Cage, si riveli fuori parte, fuori forma e assai poco convinto (e convincente). Si distingue Clint Howard, fratello del più famoso Ron Howard, che però qui somiglia più al nonno, ma anche l'U.S. Marshal non sfigura, e in generale tutti i comprimari hanno facce molto "western".
 
Cosa non funziona, l'abbiamo già accennato: il film ambisce a elevarsi a critica sociale e/o morale, senza però possedere alcuno spessore. I dialoghi/monologhi annoiano, ma non convincono e non coinvolgono nè nel sentire del protagonista, nè nel contesto sociale di trasformazione che l'opera vorrebbe suggellare. Per meglio affrontare la tematica, occorrerebbe precisare che il far west, o, come più comunemente definito in USA, il wild west, non è ciò che la mitologia hollywoodiana ha creato nell'immaginario collettivo. Esattamente come Gandhi non era quell'eroe dei due mondi stereotipato dalla narrativa dominante, come il premio nobel per la pace Mandela era un terrorista, come Garibaldi era un massone, un delinquente (casomai si potesse distinguere tra le due cose) e un assassino, come Obama, premio nobel per la pace, è un massone, mandante di innumerevoli missioni di guerra e di stragi di civili, etc. Dopo aver digerito che il cinema è arma di propaganda, e che la stragrande maggioranza delle celebrazioni cinematografiche risponde a meri impulsi massonici di lavaggio del cervello delle masse, possiamo quindi comprendere l'accanimento nel dar seguito al mito del wild west nelle parole del suddetto Obama, che, coproduttore del recente Il mondo dietro di te, ha candidamente ammesso che il suo scopo fosse convincere le persone della necessità del governo, per prevenire la violenza tra individui.
 
Come sempre i massoni capovolgono la verità. E così accade che la frontiera, nell'800, fosse un luogo che, comparato al resto dell'occidente, godeva di assenza di guerre, di collaborazione civile e solidarietà. Tanto che questo sentimento veniva riportato dai numerosi migranti europei, ben lieti di proiettarsi in una dimensione di vita totalmente differente da quella europea, ieri come oggi, dominata dal concetto di controllo pervasivo e ubiquo delle istituzioni, che ti dicono pure quando puoi uscire di casa e quando no.
Chi volesse approfondire la realtà storica e l'artefatta narrativa statalista, può fare riferimento all'ottimo libro L'epopea libertaria del Far West, sì da sfatare i luoghi comuni cui siamo avvezzi.
 
Ecco, quindi, che, epurata del falso e dell'artefatto, la contrapposizione a fondamento di quest'opera si sgonfia inesorabilmente, lasciando intravvedere una strumentalizzazione senza neppure spessore di sorta.
 
In conclusione, un filmetto che si lascia guardare distrattamente, che mantiene assai meno di ciò che promette, e che potrebbe essere consigliato ai veri appassionati di western, disposti ad apprezzare l'ambientazione "a prescindere" dai contenuti, oppure, ancora, ai patiti di Cage, che qui però è del tutto sprecato.
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