Regia di Alessandro Riccardi vedi scheda film
Thriller/horror costruito con mestiere, ma privo di elementi di novità. Così, così
Siamo in Scozia, Sarah alias Weronika Rosati, è un’aspirante fotografa, usa la tradizionale macchinetta “analogica” quella del rullino, con sviluppo e relativa stampa; è infelicemente sposata col medico Albert, un manesco alcolizzato, il loro rapporto è tutt’altro che sereno, lei è succube dei suoi raptus di violenza e lo tradisce sistematicamente con un certo Max, perdutamente innamorato di lei, con il quale sembra stia nascendo un sentimento piuttosto forte. La donna, ormai stanca dei tanti soprusi, ha raggiunto il punto di saturazione e sarebbe decisa a interrompere definitivamente il “movimentato ménage”. Un giorno Max, vede un’auto della polizia nei paraggi dell’abitazione e scopre che Albert ha avuto un incidente domestico, a causa di cui è morto sul colpo. Per i due, dopo qualche iniziale cautela, la strada sembra in discesa, anche se Sarah appare piuttosto decisa nel voler preservare la propria libertà, memore del rapporto conflittuale col padre prima e col marito dopo, preferendo incontri giornalieri, alla convivenza che il partner reclamerebbe. Un giorno Max, curiosando nella camera oscura, presso l’abitazione di Sarah, scopre delle fotografie inquietanti, i cui soggetti sono topi morti e sezionati: è solo l’inizio di una storia torbida, in bilico tra horror e thriller. Scritto e diretto dall’esordiente, nei lungometraggi, Alessandro Riccardi, che ha adattato il suo romanzo “Una voce dal buio”, ha vinto numerosi premi in vari festival internazionali. Nonostante questo e malgrado recensioni e critiche lusinghiere, personalmente questo film non mi ha convinto; la messinscena è formalmente efficace, discretamente funzionale il mix tra fotografia, montaggio e scenografia, tuttavia al netto di questo, anche se non è poco, lo sviluppo del racconto non offre alcun elemento di novità; francamente anche il doppio twist finale, non mi ha né sorpreso, né entusiasmato più di tanto, nel cinema e in letteratura intrighi siffatti se ne rinvengono a iosa. Christopher Lambert, nei panni del padre di Max, si nota soprattutto per il suo sciagurato intervento di plastica facciale.
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