Regia di Francis Veber vedi scheda film
Veber deve davvero avercela con Depardieu. Dopo averlo fatto tartassare dal grande biondo Pierre Richard nella Capra e nei suoi corollari (v. Les Compères), qui ne fa un bruto omofobo che, preso in giro da alcuni colleghi furbastri, scopre il proprio lato omosessuale, viene lasciato dalla moglie e cade in depressione. La commedia di Veber è mediamente riuscita, anche se qualche notazione esagerata non giova all’equilibrio dell’insieme. Tra simboli (i gattini, le auto di François) e riferimenti all’attualità (il Gay Pride), il film nasconde un paio di amari postulati riferiti alla società dei nostri anni. In questo mondo di squali, gli eterosessuali, per conservarsi il posto di lavoro, devono fingersi omosessuali (anche perché è molto più semplice che, per esempio, fingersi neri) e perseguitati, mentre gli omosessuali devono fingersi buffoni per essere credibili ed accettati da tutti, perché se uno vive sobriamente la propria vita sessuale nessuno se lo fila, mentre se prende parte al Gay Pride con un preservativo calzato sulla testa diventa improvvisamente “in”. In ogni caso, L’apparenza inganna è una commedia che si vede volentieri, soprattutto grazie ad un gruppetto di attori di notevole bravura, tra i quali giganteggia, come al solito, l’ottimo Jean Rochefort.
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