Regia di Taika Waititi vedi scheda film
Filmetto a tratti simpatico ma che non eccelle in nulla e rischia di non lasciare alcun ricordo di sé una volta terminata la visione.
Taika Waititi è un regista neozelandese divenuto celebre per aver diretto due film del Marvel Cinematic Universe, rispettivamente Thor: Ragnarok ed il suo seguito Thor: Love and Thunder e per il premiato Jojo Rabbit, che gli valse l'Oscar alla miglior sceneggiatura non originale nel 2020. Con Chi segna vince, Waititi intende servirsi del suo solito stile da commedia simil-demenziale per raccontarci quella che, con opportune modifiche ammesse dallo stesso regista, è una storia vera. Il film racconta infatti della nazionale di calcio delle Samoa Americane, considerata la squadra peggiore al mondo, specie dopo la terribile sconfitta con l'Australia nel 2001, in cui perse per 31-0. Thomas Rongen, interpretato da Michael Fassbender, è l'allenatore esonerato e semi-alcolizzato a cui sarà affidato l'oneroso compito di risollevare le sorti del gruppo di perdenti, facendo il possibile affinché segnino almeno un goal. Trasferitosi in quel luogo paradisiaco, l'incontro/scontro con i costumi locali e con gli stessi giocatori sarà per lui occasione di rinascita e di nuove amicizie. Quando si ha a che fare con film di questo tipo si incorre inevitabilmente nel confronto con l'altro. Perché storie come questa ci sono state raccontate più e più volte, talvolta il risultato è stato soddisfacente, altre volte per nulla. Con tutti questi prodotti simili tra loro occorre sapersi distinguere, pena la caduta nell'anonimato. Waititi sembrava essere una garanzia affinché tale sorte non toccasse a Chi segna vince, ma così non è stato. La pellicola soffre infatti di scarsa fantasia registica, i cui sforzi creativi si notano solo all'inizio (con un'ottima introduzione alle vicende) e alla fine. La partita finale da cui dipende il destino della squadra è infatti ben orchestrata a livello visivo e regala ben più di una sorpresa. Tutta la parte centrale del film è invece banale e non troppo entusiasmante. Certo, l'umorismo tipico del regista di Wellington è presente e riconoscibile al volo, con gag verbali caratterizzate dalla goffaggine degli interlocutori e da un piacevole senso del ridicolo. Ma esso funziona più per numero che per originalità. Spalmando umorismo su tutte le quasi due ore di durata è ovvio che qualche risata la strappi, ma non esistono, di fatto, scene iconiche o particolarmente incisive. Tutto si dimentica alla prossima battuta e giunti a quella finale resta ben poco da ricordare.
Naturalmente, ci sono dei momenti da prendere sul serio. Il conflitto e il dramma non posso mancare neppure nelle commedie come ben sappiamo. Ebbene, il passato burrascoso di Rongen, causa diretta del suo brutto carattere e dei problemi che ha con l'alcool, anziché risolversi gradualmente lungo il percorso viene affrontato sbrigativamente con un monologo della durata di due minuti giusto un attimo prima dei titoli di coda. Questa malagestione del protagonista fa pendant con la non troppo buona interpretazione di Fassbender, che per tutto il tempo ha stampata in faccia un'espressione a metà tra il Grinch di Jim Carrey e il pistolero imbruttito alla Eastwood. Il resto dei personaggi è poi poco più di una macchietta comica, salvo il personaggio di Jayah, unico a risultare davvero interessante.
Altalenante tra il riso spicciolo ed il desiderio di rivincita, Chi segna vince è poi insolitamente zeppo di citazioni a film pertinenti e non. Si passa da Karate Kid a Predator, da Ogni maledetta domenica a Io vi troverò. I bizzarri inserti cinefili di Waititi non sono invero da scartare, poiché ben piazzati e inaspettati. Il film, nel complesso, non è da condannare severamente ma la sensazione è che si poteva fare di più. Regista capace e da tenere d'occhio per progetti futuri, Waititi non è purtroppo riuscito a rendere questa storia vera degna di essere vissuta con trasporto e passione, nonostante gli urli di incoraggiamento continui dei nostri calciatori che quasi scimmiottano le grida di battaglia dei popoli polinesiani vogliano illuderci del contrario.
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