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Sfida al diavolo

Regia di Giuseppe Veggezzi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sfida al diavolo

di undying
5 stelle

Sfortunato gotico che rappresenta l'unica, traumatica, esperienza cinematografica di Giuseppe Vegezzi. "Sfida al diavolo" è frutto di una invadente e devastante revisione, voluta dalla produzione con riscrittura della sceneggiatura a realizzazione di nuove sequenze. 55 minuti di Katarsis (titolo originale) vengono confinati come esteso flashback.

 

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Roma. Carlo, coinvolto nel furto di documenti compromettenti per un criminale libanese di nome Siro, dopo essere rimasto ferito in un agguato ripara all'interno di un convento. Qui confessa all'amico padre Remigio (Piero Vida) la sua drammatica situazione: i documenti gli sono stati a sua volta rubati da Alma (Alma Del Rio), una danzatrice che intende aumentare la posta del riscatto da chiedere a Siro. Remigio si reca allora in un popolare locale capitolino per incontrare la donna, tra l'altro sua conoscente, alla quale intende chiedere di restituire i documenti a Carlo. Per convincerla, le racconta una storia vissuta personalmente quando - prima di convertirsi alla fede - frequentava, con il nome di battesimo Peo, una compagnia scapestrata composta da tre coppie, suggestionate dal carismatico leader del gruppo, Gugo (George Ardisson); uno dei loro divertimenti consisteva nel provocare incidenti e malmenare gli sventurati autisti. Una sera il gruppo decise di visitare un castello, apparentemente abbandonato. Al suo interno i ragazzi, fumando e bevendo, si abbandonarono a danze sfrenate sino a quando la loro attenzione venne rapita da una presenza. L'anziano castellano (Christopher Lee), lamentando il suo disprezzo per il tempo - suo principale nemico e vincitore sulla vita stessa, dato che conduce alla tomba - confessò di aver fatto un patto diabolico in cambio della giovinezza sua e dell'amata moglie, finendo per essere ingannato dal demonio: entrambi pur rimasti giovani, non avrebbero più potuto incontrarsi. Il castellano chiese dunque aiuto agli ospiti, promettendo loro enormi ricchezze se fossero riusciti a ritrovare, all'interno del castello, l'amata moglie.

 

"Talvolta i film cui ho partecipato sono stati sfigurati dopo il montaggio. In altri casi il mio nome è scomparso dai titoli. Mi chiedo spesso perché avvengano questi episodi. La responsabilità è quasi sempre dei produttori: non vedono nemmeno il film, ma se lo ritengono troppo lungo, ad esempio, ne tagliano venti minuti."

(Christopher Lee) [1]

 

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Sfida al diavolo: Christopher Lee 

 

La citazione più sopra riportata calza a pennello nel caso di Sfida al diavolo, sfortunata, unica, dagli effetti devastanti (per l'autore), regia del piacentino Giuseppe Vegezzi (non Veggezzi, cognome alterato dalla disattenzione della produzione del film, evidente nei tanti refusi che appaiono sui titoli di testa), sulla cui personalità rimandiamo all'interessante approfondimento opera dell'esperto Roberto Curti, riportato più sotto. Appare evidente sia dalla contorta trama (un personaggio, Carlo, racconta una storia e subito dopo un altro, Remigio, ne racconta una seconda), sia dalla differente tipologia di ripresa, come il prodotto finale è risultato di un'imponente opera di modifica consistente in estesi tagli di pellicola e scene aggiunte (riprese effettuate ex-novo da altro regista). Inizialmente girato da Vegezzi come Katarsis - L'orgia, prodotto dalla compagnia "I Film della Mangusta" viene realizzato con un budget di soli 46 milioni di lire, tra maggio e giugno del 1963. Il cast appare improvvisato, con l'eccezione di Giorgio Ardisson e Christopher Lee. Lee, in seguito a successive dichiarazioni, dimostra di non aver compreso affatto il ruolo che stava interpretando e finirà addirittura per convincersi di essere comparso in due distinte pellicole. In quel periodo Vegezzi, in forte sofferenza per una faccenda d'amore non corrisposto con una delle attrici (Vittoria Centroni), tenta addirittura il suicidio (notizia che appare sui quotidiani nel mese di luglio del 1963, appena finito di realizzare Katarsis). Motivo per cui resta escluso dal lavoro di post-produzione. Katarsis, tra l'altro, dopo aver ottenuto il visto censura viene rimbalzato tra diverse case di distribuzione finendo (a detta del regista), per conto della "Adriatica Film", ad essere proiettato in una sala di Canosa con il nuovo titolo di Sfida al diavolo. Esito commerciale disastroso, tanto che la pellicola torna nelle mani della Mangusta, casa di produzione destinata al fallimento, di lì a breve tempo.

 

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Sfida al diavolo: a destra Ulderico Sciarretta, nel ruolo del padre guardiano 

 

Nel 1965 Katarsis viene acquistato dalla "Eco Film" di Ulderico Sciarretta. Per via di una nota contrattuale, il produttore (o il cessionario) è libero di «apportare le modifiche, soppressioni ed aggiunte che (...) sia in corso di lavorazione, sia dopo la presentazione al pubblico, ritenesse a suo insindacabile giudizio utili ed opportune». Finisce che Sciarretta scrive il doppio preambolo, gira scene aggiuntive (per oltre 25 minuti) facendo anche una breve comparsa nel ruolo di padre guardiano del convento (e in tale contesto sponsor dello Stock 84), mentre il Katarsis di Vegezzi - ridotto a 55 minuti di metraggio - costituisce la terza storia, raccontata in flashback con voce narrante di padre Remigio. Che anche in origine Katarsis fosse un film poco riuscito lo testimonia quel che è rimasto "dentro" Sfida al diavolo: la storia non procede, i personaggi - con eccezione per quello attribuito a Christopher Lee - non hanno dialoghi (uno dei più elaborati è quello interpretato da Ardisson, attore che si esprime per tutto il tempo urlando e gesticolando in preda al delirio), le sequenze si protraggono in estenuanti esplorazioni tenute dal gruppo di villani all'interno del solito castello Odescalchi di Bracciano, con le sue stanze piene di specchi, una scala a chiocciola che sembra non finire mai e con presenza di un ragnone di gomma, grande quanto un rospo, che fa da guida al gruppo di teppisti, ormai tutti sulla via della redenzione. Però la cinematografia di Vegezzi non è malvagia, il suo intento di raccontare una storia metaforica è evidente e pur nella prolissità delle inutili azioni, emerge sul piano puramente visivo una poetica romantica e malinconica (esasperata anche verbalmente nel dialogo sulla vita e la morte, tenuto da Christopher Lee) che anticipa quella del francese Jean Rollin (esemplare, ad esempio, il rinvenimento del corpo dell'amata dal castellano: giacente all'interno della cassa di un enorme orologio a pendolo). Sicuramente la revisione di Sciarretta ha peggiorato le cose, cercando di rendere invitante e ritmato il film inserendovi "situazioni più contemporanee", tipo un antecedente noir e successivi intermezzi da musicarello, recitati da Sonia, "stella della canzone argentina" (canta Ti hanno visto) e dal complesso musicale I Palatini. Infelice appare poi la scelta di inserire la famosa stripper Alma Del Rio in un periodo di chiara decadenza fisica della stessa. Suggestiva, invece, la colonna sonora di Berto Pisano, minima parte della quale verrà recuperata a distanza di anni da Andrea Bianchi, finendo ne Le notti del terrore (1981).

 

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Sfida al diavolo: Piero Vida e Alma Del Rio 

 

Come Katarsis è finito per diventare Sfida al diavolo

(Articolo di Roberto Curti) [2]

 

"Giuseppe Vegezzi (1929 - 1993) detto Nello ha un sogno: fare il regista. Lo vuole disperatamente. Potrebbe vivere di carriera e di rendita: la sua famiglia ha un bel pò di terra nelle campagne attorno a Piacenza. Ma lui non sente ragioni. Molla la facoltà di medicina, va a Parigi a studiare cinema e al ritorno si stabisce a Roma, dove tenta di coronare il suo sogno, tra mille difficoltà. In una lettera alla sorella Janna, datata dicembre 1961, il trentaduenne Nello le confida sconsolato lo stallo dell'ennesimo progetto, La risacca (di cui a suo dire ha girato materiale a Ustica). «Tu sai cosa significhi per me questo intoppo: ancora crollo, ancora macerie, ancora umiliazioni ed avvilimento. E ancora una volta io soccombo alla crisi e rimango in vita. E ancora una volta gli 'altri' distruggono la mia casa. E ancora una volta io mi risollevo, mi scrollo la polvere di dosso, e torno a riedificarla. Io credo nella 'mia casa'. Voglio realizzare un fim. Un suo copione, La bella e il diavolo, è piaciuto ad alcuni cinematografari. È la storia di sei giovinastri che finiscono in un castello, dove incontrano un vegliardo che ha venduto l'anima al diavolo, e si redimono. Una vicenda allegorica, dove il coté gotico serve un discorso sulla coscienza, l'inconscio collettivo, la sublimazione o catarsi. Nello cita tra le influenze il behaviorismo, Dashiell Hammett, Rafael Sánchez Ferlosio, il Nouveau Roman, e ha in mente di girare un film privo di dialoghi e primi piani, fatto di lunghi piani-sequenza e inquadrature fisse. Con l'aiuto di Janna, che ha sposato il figlio del regista Gonzalo Delgràs, Nello vorrebbe mettere in piedi una coproduzione con la Spagna. Ma non se ne fa nulla. Passa un anno. Finalmente qualcuno dà fiducia all'aspirante regista. È una compagnia dal nome bizzarro, Film della Mangusta, amministrata da Fernando Cerqua, Spartaco Antonucci e Ulderico Sciarretta. Katarsis (sottotitolato L'orgia) si gira dal 14 maggio al 15 giugno 1963, con una troupe all'osso (l'aiuto regista è Paolo Bianchini, il direttore della fotografia Mario Parapetti, lo scenografo Andrea Crisanti) e un cast ridottissimo. I teppisti sono Giorgio Ardisson (Gugo), Piero Vida (Peo), Mario Zacarti (Gian) e tre fanciulle dagli pseudonimi esotici (Lilly Parker, Anita Drejer, Bella Cortez) ma dai nomi italianissimi: Vittoria Centroni, Anita Cacciolati e Alice Paneque. C'è poi Adriana Ambesi, che in quel periodo ha fatto scalpore su Le Ore sostenendo che, per le giovani attrici, il modo più breve per fare carriera è infilarsi nel letto giusto. E c'è anche, udite udite, Christopher Lee, acchiappato non si sa come, nel doppio ruolo del castellano e di un automobilista. Resta sul set una settimana, e capisce poco o nulla di quello che sta girando, al punto che nelle sue memorie parla addirittura di due pellicole distinte, Katarsis e Faust '63. A Lee va presumibilmente la fetta più grossa dei 46 milioni di budget. A Nello spettano 900.000 lire, che vedrà solo anni più tardi. Dovrà anzi battere cassa ai suoi per un prestito di 4 milioni, per poter finire il film. Ma non è l'unica cosa che lo tormenta. Nel luglio di quell'anno i giornali riportano che il regista ha tentato il suicidio buttandosi dalla finestra: salvo per miracolo. Lui parla di un malore, in realtà soffre pene d'amore: ha perso la testa per la Centroni. E ancora anni dopo ricordera 'Lilli' con l'affetto di un grande amore non corrisposto. Durante la sua convalescenza, la produzione assembla un montaggio che non lo soddisfa neanche un po': stila una dettagliata lista di modifiche visive e sonore, ma la produzione fa orecchie da mercante. Vida, che mantiene col regista uno stretto contatto epistolare, lo sollecita a dedicarsi a nuovi progetti: anche perché Sciarretta e soci, visto l'andazzo, stanno producendo un altro film, Sexy Party (ossia Delitto allo specchio, di Molteni e Josipovici) che l'attore definisce «una cosa da rincoglioniti». Ma Nello è soggetto a frequenti sbalzi umorali. Si fa negare al telefono, ritrova l'entusiasmo, poi ripiomba nella depressione. Katarsis è sottoposto alla commissione di censura il 10/8/63 e ottiene il visto con un V.M.18, ma nessuno sa che farsene. Quelli della Mangusta tentano invano di venderlo all'Olimpia Cinematografica, poi lo sbolognano alla Adriatica Film, che (dice Vegezzi) lo fa uscire al cinema Trippoli di Canosa col titolo cambiato in Sfida al diavolo. Salvo poi rispedirlo al mittente, definendolo «una porcheria barbosa, la regia inesistente e pessimi gli attori». Nel febbraio 1964, Film della Mangusta fallisce. Maggio 1965. Katarsis è ancora nel limbo. Qualche mese prima, Nello ha contattato il produttore francese Alain Raygot della Unitec France, offrendogli il film, a suo dire incompleto. Raygot gli suggerisce di aggiungere scene a suo dire indispensabili: l'idea è di trasformare Katarsis in un sexy horror. Raygot interpella un distributore Usa, ma non se ne fa nulla, anche per la pessima reputazione del film. Alla fine, Katarsis è acquistato dalla Eco Film, di proprietà del solito Ulderico Sciarretta. Nello si rassegna a rimettervi mano. Vida, in una lettera datata 17 maggio, lo sprona: «Adesso li farete o no questi rifacimenti?». E conclude: «Uscito questo benedetto Katarsis ne potrai sicuramente fare molti altri, il primo è il più duro». La lettera è strappata in più pezzi, segno che i sentimenti di Nello verso l'attore sono cambiati. Lo conferma un lapidario telegramma: «Situazione capovolta. Dichiaroti aver ritrovato 'il RITMO' dei tempi hipsters e sconsiglioti interferire mie questioni circa KATARSIS. Caso contrario rivolgiti mio avvocato, che mi riferirà. Stessa cosa vale per Charletta [sic], già avvertito come d'uopo. Stop. Chiudo. E TI SALUTO.» Cos'è accaduto? La scrittura privata tra Vegezzi e Film della Mangusta contiene una clausola-capestro che consente al produttore (o al cessionario) di «apportare le modifiche, soppressioni ed aggiunte che [...] sia in corso di lavorazione, sia dopo la presentazione al pubblico, ritenesse a suo insindacabile giudizio utili ed opportune». E una lettera della Eco Film datata 9/6/65 non lascia scampo a Nello: «A lei sono noti gli inconvenienti di detto film che lo hanno reso improgrammabile e non commerciale; tanto da essere stato respinto dai distributori. Noi, che abbiamo approntata una particolare sceneggiatura per i rifacimenti indispensabili, su soggetto del nostro Produtttore Esecutivo [Sciarretta, NdA], provvederemo a renderlo grato al pubblico e commerciale. [...] Vi invitiamo a comunicarci, entro cinque giorni dalla presente, se desiderate far apparire il suo [sic] riverito nome quale autore del soggetto, della sceneggiatura e della direzione artistica del film che cambierà titolo. Sciarretta gira scene aggiuntive, ma non quelle che Vegezzi aveva in mente. Il suo intervento stravolge l'intero film, ne distorce la struttura e lo stile, frammentando i piani sequenza pensati da Nello, rimpiazzando la colonna sonora originale e aggiungendo una perniciosa, moralistica voce narrante, uno striptease e persino un numero musicale (Ti hanno visto cantata da Sonia [Natali], "vedette della canzone argentina"). La cornice girata da Sciarretta col direttore della fotografia Angelo Baistrocchi è un imbevibile pastrocchio in cui un tizio inseguito da un gangster si rifugia nel convento dove Peo, che ha preso i voti e si fa chiamare frate Remigio (Vida), acconsente ad aiutarlo. Il frate si reca in un night dove, per persuadere una spogliarellista (Alma Del Rio) a consegnargli documenti scottanti, le racconta la storia di quando lui, Gugo e gli altri finirono in quel castello... ciò che resta del girato originario di Vegezzi è il lungo flashback centrale, 55 minuti rieditati e mortificati dagli interventi dello Sciarretta. Che appare nelle vesti del padre guardiano del convento con un debole per i superalcolici: «Non fate caso alla bottiglia. Questo è del vero brandy Stock 84. Mi dicono di comprare quello di qualità scadente, ma siccome lo bevo anch'io non bado a spese». Battuta che, per inciso, lascia perplessi i funzionari del Ministero dello Spettacolo cui Sfida al diavolo viene sottoposto per la revisione, ottenendo un nuovo nulla osta il 24 settembre '65, stavolta con un V.M.14. A detta del Ministero, il nuovo montaggio (78 minuti contro gli 87 originari) «data l'irrilevanza delle modifiche apportatevi, non può essere ritenuto opera diversa da quella autorizzata alla proiezione in pubblico nel 1963 con il titolo Katarsis». Il film viene spacciato per un horror (anzi, «un giallo più giallo del giallo» con «una Sonia che rallegra l'ambiente del vizio» come recita la frase di lancio), con tanto di poster goticheggiante. Oltre il danno, la beffa: il nome del regista figura nei titoli come Giuseppe Veggezzi, con due "g". Nello non ci sta. Scrive ai giornali, denunciando le «intollerabili manomissioni» al suo film, trasformato da parabola moralizzatrice in fumettone dell'orrore. E fa causa alla Eco Film, richiedendo «l'eliminazione e la soppressione delle mutilazioni, deformazioni e aggiunte abusivamente apportate e, conseguentemente, il ripristino del film nella sua forma primitiva in conformità della sceneggiatura originale». Ma il fallimento della Eco Film, nel 1967, stronca le speranze di Vegezzi. Il suo legale, Pietro Ricci, gli suggerisce di offrire 2 milioni per ricomprarsi il film dal curatore fallimentare. Ma Nello, in ristrettezze economiche e privo dell'aiuto della famiglia, è in grado di offrire solo 500.000 lire. A settembre 1969 Vegezzi informa Ricci della possibilità di vendere Katarsis, o quel che ne è rimasto, a un circuito televisivo d'oltreoceano, ma anche in questo caso non si approderà a nulla di fatto. Nel novembre 1970, Ricci, stanco della persistente apatia del suo assistito, rimette il mandato. Deluso e in preda alla depressione, Nello abbandona Katarsis al suo destino. Ha lasciato Roma ed è tornato a Piacenza. Si dedicherà alla politica, alla poesia, alla scultura, alla performance art, fino alla morte avvenuta nel 1993, in circostanze strazianti; ma per lui il cinema è un capitolo chiuso. Ha stretto un patto col diavolo, e l'ha pagato a caro prezzo."

 

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Sfida al diavolo: il ragno di gomma

 

Titoli (fuori) di testa 

 

A seguire, riportiamo alcune immagini relative ai titoli di testa, inseriti nel film con grossolani refusi.

 

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Christopher Lee perde una H

 

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Santaniello diventa Osckar

 

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Vegezzi acquista una G

 

Citazioni 

 

"Il tempo è il mio nemico. (...)

(Il corpo è destinato a diventare) melma di carne, che si confonde poco a poco con la terra che lo seppellisce. Siamo tutti condannati alla morte, come alla vita."

(Christopher Lee) 

 

"Avete mai conosciuto il diavolo? Io l'ho conosciuto per lei, per la continuità della sua bellezza, da cui non volevo separarmi. Io... io gli ho venduto la mia anima. Io non so, non so dove si trovi il corpo di lei. Sento, ogni notte, soltanto la sua voce come una cascata di suoni senza una fonte precisa. (...) Lei non vuole durare, lei vuole una vera sepoltura."

(Christopher Lee)

 

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Sfida al diavolo: il complesso I Palatini 

 

Critica

 

"Katarsis (1963, poi rieditato come Sfida al diavolo), girato ancora al castello Odescalchi di Bracciano e di cui sono circolate diverse versioni, (racconta la) bizzarra vicenda di un faustiano nobile, interpretato da Lee, che appare a un gruppo di giovani. La vicenda si apre con un lungo prologo, dove si assiste a una rapina e a diversi numeri musicali, che ha la sola motivazione di presentare il protagonista del film, un frate. Inizia così un flashback nel quale il frate racconta come da giovane fosse un teppista, dedito alla violenza e all'alcol. Con un gruppo di amici si diverte a far uscire di strada le automobili e picchia selvaggiamente un guidatore sopravvissuto all'incidente. Poi la banda di giovani ripara in un castello, ballando e bevendo: a loro appare un uomo canuto in abiti d'altri tempi (Lee) che chiede accoratamente di fare silenzio e di aiutarlo a ritrovare la sua amata scomparsa. Fermo di fronte a un camino, il personaggio inspiegabilmente ringiovanisce, mentre i 'ragazzi perduti' trovano il corpo della donna misteriosa e lo seppelliscono. A quel punto il fantasma del nobile reclina il capo. Spaventati dalla loro visita al castello, i giovani fuggono e ritrovano in strada l'uomo che avevano picchiato senza pietà: ha lo stesso volto dell'uomo nel castello. Una sceneggiatura con molti vuoti che però offre un curioso monologo di Lee in cui descrive l'amore sconfinato ed eterno per una donna. E il bianco e nero a volte regala qualche immagine suggestiva. L'attore ha però lamentato il fatto che il budget fosse talmente basso che non c'erano nemmeno i soldi per il make-up, così nelle scene in cui appare come anziano si li mitarono a mettergli una parrucca bianca, lasciandogli intatto il suo viso di quarantenne."

(Fabio Giovannini) [3]

 

"Gli scimuniti delinquentelli di Sfida al diavolo passano una buona ventina di minuti ad aggirarsi tra stanze buie che non portano da alcuna parte, interminabili scale a chiocciola e addirittura un labirinto di cristalli trasparenti da luna park. È solo un modo per dilatare il metraggio, ma svela un modo d'intendere il fantastico non come fonte di shock ma come limbo in cui galleggiare indefinitamente: di modo che l'inquietudine e la paura derivino dall'extralocalità, dallo smarrimento delle coordinate pregresse e dalla scoperta (sempre inconclusiva) di altre, nuove, in sostituzione delle precedenti. (...) Katarsis/Sfida al diavolo azzarda trovate surreali (la scena in cui i giovinastri ritrovano la castellana dentro un orologio a pendolo anticipa una delle immagini preferite di Jean Rollin) e tesse un goffo apparato simbolico (i sei teppistelli rappresentano il presente, il castello è l'inconscio, il castellano interpretato da Christopher Lee «incarna la vita interiore esasperata, e portata sul piano del fanatismo ascetico», a detta del regista) che si commenta da sé."

(Roberto Curti) [4]

 

"Piccolissimo film scarsamente ravvivato da un Christopher Lee pensieroso e assorto. Nel film non succede molto e quello che succede è piuttosto confuso, con Giorgio Ardisson che si dà da fare nel ruolo di una specie di teddy boy e le ragazze lo assecondano nei limiti allora imposti dalla censura. Si intuisce che avrebbe avuto ambizioni filosofiche di qualche tipo. Lento, ripetitivo, soporifero, ma anche curioso."

(Rudy Salvagnini) [5]

 

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Sfida al diavolo: una sequenza rappresentativa "dell'orgia di sesso, tenuta da bestie indiavolate completamente dominate dai sensi", a detta della voce narrante di padre Remigio 

 

Visto censura [6]

 

Sfida al diavolo, presentato in Commissione di revisione cinematografica come Katarsis, ottiene un primo nulla osta (n. 40989) in data 10 agosto 1963, potendo essere proiettato nelle sale cinematografiche con divieto di visione ai minori di anni 18, "perché la morbosità della trama e il clima di (...) angoscia di alcune scene sono gravemente lesive alla sensibilità di tale età". Tuttavia questa versione del film, andata persa, non è al centro d'una effettiva distribuzione, per la quale occorre attendere il 24 settembre 1965 quando, con il nuovo titolo, la "Eco Film" ne richiede un nuovo v.c. (45739), questa volta ottenuto con riduzione del divieto ai minori di anni 14, "per la volgarità di alcune sequenze e per l'insistenza del contenuto ossessivo e di episodi di violenza, peraltro privi di valore artistico". Questa seconda, definitiva, versione - corrispondente all'unica attualmente disponibile - ottiene il via libera alla circolazione dopo che la produzione comunica di avere effettuato alcuni tagli:

 - 1) sono state tolte le scene di un rozzo spogliarello e accorciate le seguenze girate in maniera insopportabile;

- 2) L'azione, mal girata, si rendeva confusa ed il film poco comunicativo.

 

E aggiunto, invece, le seguenti sequenze girate ex novo:

- 1) scena dell'aereoporto di Fiumicino;

- 2) scena con azione di Marco e Siro contro Carlo e piazzale aereoporto;

- 3) scena interno ed esterno del convento dei frati;

- 4) scena infermeria del convento dei frati;

- 5) scena del night club e azione di Padre Remigio;

- 6) scena camerino del night;

- 7) trionfo del frate - cambio rumori effetti e musica;

- 8) scena chiesa e convento - Padre Remigio prega per prendere decisioni;

- 9) scena via della Lungara - azione di Marco e Siro contro Carlo;

- 10) scena portineria del convento - azione Padre Guardiano e Carlo.

 

Citando, a proposito di questa stravolgente modifica, sempre il verbale: "Queste scene, che rappresentano l'antefatto, costituiscono la 'CRISTALLINA CASUALE' e quindi l'azione della 'catarsi'. Il giovane vagabondo, l'ex ladro assassino, il terribile 'PEO', raggiunto dalla 'catarsi' si era trasformato in un 'buon frate' che non disdegnò a portarsi in un night per affrontare e convincere la cantante ricattatrice a compiere il suo dovere e ci riuscì. Questo è il punto che porta ai giovani una parola comunicativa per il bene e contro il male."

 

I metri di pellicola accertati sono, rispettivamente, pari a 2400 (88' a 24 fps) per Katarsis e 2390 (87'30" a 24 fps) per Sfida al diavolo.

 

Sinossi di Sfida al diavolo estratta dal verbale allegato al nulla osta (n. 45739)

 

"Esiste il diavolo? Esistono le forze del male? Una notte, un uomo, ferito e braccato, bussa alla porta di un convento chiedendo l'aiuto di un frate che ha conosciuto tanto tempo prima. Il frate lo soccorre e ascolta la sua storia. È una storia squallida di ricatti e di minacce. La vita del ferito è comunque in pericolo; e non per la pallottola che gli è entrata nel braccio ma perchè chi gli ha sparato addosso ha deciso irrevocabilmente di ucciderlo a meno che non gli vengono al più presto restituiti certi documenti. Ma i documenti sono adesso in mani di una donna, una cantante di night, che li ha sottratti. Il frate passa la notte in preghiera, poi prende la sua decisione, andrà dalla cantante. La cantante, quando riconosce nel frate un vecchio compagno delle sue scorribande giovanili, scoppia a ridere credendo ad un ingegnoso travestimento. Ma il frate le dice di aver realmente pronunciato i voti e gliene espone anche i motivi. Un giorno, assieme ad altri cinque giovani sfrenati come lui a quel tempo, si avventurò in una pericolosa corsa in auto. Un incidente sopravvenne ad ostacolarli offrendo loro il pretesto ad un atto di violenza. I giovani, dopo la bravata, sono entrati in un castello abbandonato. Ma tra quelle mura solitarie, hanno incontrato un vecchio il quale ha raccondato loro di aver ceduta la propria anima al diavolo, per conservare in eterno la bellezza della donna amata. Da secoli egli ne udiva la sua voce ed ora, per sciogliere il patto egli desiderava trovarla e seppellirla. I giovani restarono increduli al racconto del vecchio e decisero di aiutarlo per puro spirito di avventura. Dopo una lunga lotta contro il diavolo che ostacolava la loro ricerca hanno preso anzi coscienza del male, creduto nel diavolo e alla fine hanno trovato il corpo della bella castellana. Al canto del gallo, il vecchio castellano è morto sereno, fissando la cassa dell'orologio, dove il TEMPO SI ERA FERMATO. L'effimera prigione del tempo è stata lentamente divorata dalla fiamma di un vivo fuoco purificatore e i giovani sono tornati al mondo segnati da questa nuova esperienza. Il racconto del frate finisce qui. La donna del night è profondamente colpita dalla strana storia che ha ascoltato e, seppure con rabbia per essersi lasciata convincere, restituisce al religioso i documenti rubati."

 

Sinossi di Katarsis estratta dal verbale allegato al nulla osta (n. 40989)

 

La trama successiva è riferita alla prima edizione del film, comunque non seguita in fase di post-produzione e montaggio dal regista Giuseppe Vegezzi.

 

"Credete voi nell'esistenza del diavolo? Sei giovani sfrenati, increduli e incoscienti, dopo una serie di conflitti con 'la forza del male' decidono che esso esiste. Durante una spericolata corsa in auto, un incidente sopravviene ad ostacolarli e, all'atto di violenze che ne deriva, i giovani entrano in un castello abbandonato. Qui incontrano un vecchio, il quale racconta loro di aver ceduto la propria anima al diavolo per conservare in eterno la bellezza della donna amata. Da secoli, egli ne udiva la sola voce ed ora, per sciogliere il patto desiderava trovarla e seppellirla. I giovani non credono al vecchio ed è per puro spirito di avventura che decidono di aiutarlo. Dopo una lunga lotta contro il diavolo che ostacola la loro ricerca, prendono coscienza e credono nel diavolo e trovano alla fine il corpo della donna. Al canto del gallo, il castellano muore sereno, fissando la cassa dell'orologio, dove 'il tempo si era fermato' che viene lentamente divorato dalle fiamme di un vivo fuoco di purificazione. I giovani tornano al loro mondo segnati da questa nuova esperienza."

 

 

NOTE

 

[1] "Il Lord del Brivido - Christopher Lee da Dracula a Lo Hobbit" (Shatter edizioni), pag. 253.

 

[2] "Da Katarsis a Sfida al diavolo" su Nocturno Cinema n. 197 (maggio 2019), pag. 89 - 90.

 

[3] "Il Lord del Brivido - Christopher Lee da Dracula a Lo Hobbit" (Shatter edizioni), pag. 73 - 74.

 

[4] "Fantasmi d'amore - Il gotico italiano tra cinema, letteratura e TV" (Lindau), pag. 105 - 178.

 

[5] "Dizionario dei film horror" (Corte del Fontego), pag. 646.

 

[6] Dal sito "Italia Taglia".

 

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Sfida al diavolo: Adriana Ambesi. Il rinvenimento dell'amata donna del castellano, all'interno dell'enorme cassa costituente un orologio a pendolo, anticipa una sequenza tipica della filmografia di Jean Rollin 

 

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Sfida al diavolo: Alma Del Rio sullo sfondo di una pubblicità occulta, quella del vermouth torinese Cinzano

 

"E ciascuno ha il diavolo che si merita."

(Arturo Pérez-Reverte)

 

Sfida al diavolo (Giuseppe Vegezzi, 1963) - "sequenza dell'orgia"

 

F.P. 17/08/2023 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 78'57")

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