Regia di Robert Altman vedi scheda film
Un avventuriero arriva in uno sperduto villaggio di minatori e mette su un misero bordello; poi viene raggiunto da una prostituta di città, che imprime una decisa svolta imprenditoriale. A quel punto si fa avanti una compagnia che intende rilevare l’attività con ogni mezzo, lecito o illecito. Altman rilegge il western in chave postribolare e dice la sua sulle origini del capitalismo moderno, mostrando che il pesce grosso mangia il pesce piccolo già ai piani bassi della catena alimentare. Il risultato è un po’ troppo programmatico (forse anche più che nella sua successiva incursione nel genere, Buffalo Bill e gli indiani): non è all’altezza di altri film altmaniani dei primi anni ’70 (il periodo d’oro del regista) e resta anche un gradino sotto opere quali La ballata di Cable Hogue di Peckinpah e L’uomo dai sette capestri di Huston, che raccontano storie abbastanza simili. Nel western, tutto sommato, Altman ha lasciato il segno meno che in altri generi. Molto suggestiva la colonna sonora firmata da Leonard Cohen.
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