La recensione su Nuovo Olimpo

di ilpanda

8 stelle

Roma anni ‘70. Enea è uno studente di cinema e aspirante regista che lavora come volontario sui set. Un giorno incontra nel corridoio del “Cinema Nuovo Olimpo”, che proietta film datati ma anche luogo utilizzato dai ragazzi anche per fare incontri, l’affascinante Pietro, dallo sguardo perso, che è capitato lì per caso. I due giovani si piacciono fin da subito ma si danno appuntamento al giorno successivo, dove si rivedranno a casa della nonna di un’amica di quest’ultimo, in una situazione di speciale intimità dove vivranno il loro amore e la passione. Per molti anni questo rimarrà il loro unico incontro a causa di un evento imprevedibile che li allontana bruscamente. Enea diventerà un famoso regista legato ad un aitante ingegnere, ma il rapporto col compagno è diventato abitudinario, e anche Pietro, divenuto medico, è in crisi con la moglie. Il futuro riserva delle sorprese a entrambi, sarà una svolta?.

Il regista ha spiegato, e puntualizzato in apertura, che il film è “ispirato ad una storia vera” che in molti hanno bollato come inverosimile e poco credibile (è vero che spinge molto sul mélo, ma quando si racconta di sé si tende a perdere un po’ di lucidità). Sicuramente non sarà capitato a tutti di vivere un amore breve ma con una tale intensità al punto da lasciare un segno indelebile il cui ricordo ritorna prepotentemente nel tempo, ma a qualcuno anche sì. A me sembra comunque che il regista tenga bene le redini della trama, concentrandosi in effetti sulla storia d’amore; avrebbe tuttavia forse potuto aprire un po’ di più lo sguardo sulla scena sociale, sul contesto storico, sulle battaglie, che pur citate, restano solo in un angolo (siamo molto lontani da “i Sognatori” di Bertolucci). Non lo so, io ogni volta che guardo un film di Ozpetek mi viene voglia di essere lì, tra terrazze romane, amici fedeli e sgangherati e passioni totalizzanti…

Un plauso sicuramente va agli attori, come sempre ben diretti. Damiano Gavino, che io non conoscevo prima di questo film, ha uno sguardo dolce e sognante e l’ironia del suo personaggio conquista, Andrea Di Luigi è un’ottima scoperta del regista, è l’attore stesso che ha dichiarato che Ozpetek ai suoi provini ha detto: “Lo vedete questo? Chissà cosa gli sta passando per la testa”. La sua impermeabilità in effetti è perfetta per il ruolo di Pietro, misterioso e criptico. Molto intensa, delicata e impregnata di sensualità la lunga scena di intimità dei due nella casa della nonna, con nudo integrale di entrambi, perfetta espressione della vulnerabilità dei personaggi, in quegli anni 70 in cui un amore gay certo non era accettato come oggi ma faceva paura. Se dovessi bollare i pallini di “erotismo” su Film Tv ne metterei quattro. Tutto il cast comunque è ottimo (fatta eccezione a mio parere per l’ex-rugbista Alvise Rigo, non all’altezza), e fa molto bene anche la quota femminile: Luisa Ranieri, Aurora Giovinazzo e Greta Scarano.

Mi resta il cruccio di non aver potuto vedere il film in sala, sarebbe bastato almeno un passaggio fugace in poche sale come fu per “Roma” di Cuarón, sempre prodotto da Netflix, invece niente. Tantopiù che il film è strettamente legato al cinema, dal titolo alla ricorrente ambientazione all’Olimpo, ma anche agli omaggi a capolavori come Mamma Roma e Nella Città L’inferno. Maggiore libertà stilistica concessa da Netflix, allargamento a un pubblico più ampio, o semplicemente questioni di opportunità economica? Voto (da 10 a 10): 7,5.