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The Potemkinists

Regia di Radu Jude vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Potemkinists

di yume
7 stelle

Stravagante e suggestivo ricordo di un film che ha insegnato a fare film

Cosa ne fu della corazzata Potemkin, quella vera, nel lontano 1905?

Dopo l'ammutinamento finì nel porto rumeno di Constan?a, dove i marinai ottennero asilo politico.

Ce ne parla un corto di diciotto minuti presentato a Cannes 2022.

Il regista rumeno Radu Jude ha dichiarato:

Questo è il punto di partenza del cortometraggio, che in realtà è una commedia sugli strati della storia o, per meglio dire, sugli equivoci derivanti dal nostro rapporto con la storia. Qualcos'altro: ho realizzato il film in un giorno e mezzo nel giugno 2021; per questo Putin viene citato solo in una battuta. Un anno dopo, avrei solo una battuta di dialogo nel film, e sarebbe: “Vaffanculo Putin e i tuoi sostenitori! Per sempre!”

locandina italiana 2017

La corazzata Potëmkin (1925): locandina italiana 2017

Lo spirito caustico dell’autore si trasmette al film in cui il protagonista, uno scultore in cerca di commesse di Stato, ama il linguaggio fiorito per dire la sua all’affaticata funzionaria del Comune che, in tailleur e borsetta al braccio, lo segue ansimando sull’erta scalinata che porta al monumento.

Lui vorrebbe ripristinare i bassorilievi in bronzo spariti dopo il crollo di Ceausescu e onorare il compagno artista Eisenstein con un montaggio della scalinata di Odessa da un lato e, dall'altro, la rappresentazione della cittadinanza di Costanza che accoglie gli eroici ammutinati. In alto, a completamento, metterebbe come un angelo in volo il marinaio Vakulinchuk che cade dal pennone e resta impigliato nel sartiame,

La funzionaria, figlia dei tempi nuovi, ribatte: “Non vogliamo essere visti come elogiatori del comunismo",

Lo scultore cambia subito tattica e,dopo aver detto che dando rifugio ai Potemkinisti"la Romania ha fottuto la Russia in bocca !", propone un "collage postmoderno" per onorare i prigionieri politici di età staliniana e riconoscere con una "presentazione di dolore" gli abitanti del villaggio espropriati.

Sperando che arrivati sulla vetta i due si mettano d’accordo in questa ode all’autonomia e libertà dell’arte,  proponiamo una breve ricostruzione dei fatti.

scena

La corazzata Potëmkin (1925): scena

I 700 marinai della Potemkin, da allora chiamati Potemkinists, non fraternizzarono affatto con i soldati spediti dallo zar come si vede nel finale del film di Eisenstein.

Non solo, dopo il fallimento dell’ammutinamento i marinai non pensarono neanche un po'di tornare in Russia. I pochi ingenui che lo fecero finirono sul patibolo, gli altri chiesero asilo politico alla Romania, esattamente a Costanza.

Non fu facile, il governo esitava a mettersi contro la Russia e allora si passò alle minacce.

Voi non ci volete? E noi vi bombardiamo”. E di bei cannoni ne abbiamo visti nel film di Eisenstein!

Dopo qualche trattativa, merito dei buoni uffici di re Carlo I che aveva un dente avvelenato contro il regime zarista (ormai agli sgoccioli, val la pena di ricordarlo) i Potemkinist furono accolti e da quel momento misero radici, si sposarono, in una parola si rumenizzzarono.

Un finale che chiunque abbia visto La corazzata Potemkin non avrebbe mai immaginato, e soprattutto non avrebbe creduto che, a distanza di un secolo, il film fosse ancora al centro di un’attenzione non dovuta alla sua inestimabile bellezza.

Ma tant’è. Al tempo di Ceausescu, in cima ad un promontorio panoramico che si affaccia sul Canale Danubio-Mar Nero, prodotto dai lavori forzati di vittime dello stalinismo, fu innalzato un enorme monumento dedicato all'Unione della Gioventù Comunista, manufatto di bruttezza rara, che,caduto il regime, fu abbandonato e depredato dei bassorilievi in bronzo che ne decoravano la base.

La cosa non dovrebbe stupire, tante nostre piazze sono deturpate da orrori lautamente finanziati da autorità non si sa se più ignoranti o rapaci, ma questo monumento è il pretesto per sottolineare la falsità ideologica dello spettacolo storico, quello messo in scena da chi volle la statua e il tema stesso della statua, l’evento da cui nacque il film.

Per farla breve, al nostro regista non va giù la conclusione di Potëmkin, allorchè i soldati delle due parti in lotta fraternizzano, scena definita “stronzata ideologica”.

scena

La corazzata Potëmkin (1925): scena

In realtà Eisenstein ammise di aver posto fine a Potëmkin poco prima della resa ai rumeni, il significato rivoluzionario dell’impresa doveva rimanere intatto e un film non è un testo di storia.

In un saggio del 1926 intitolato "Constan?a", osservava inoltre di essere stato ripetutamente infastidito dagli spettatori desiderosi di conoscere il successivo destino del Potëmkin.Piuttosto che rispondere, spiegò quanto quella storia fosse irrilevante:"Il film finisce esattamente nel punto in cui viene massimizzato come una 'risorsa' per la Rivoluzione".

Andando oltre sterili e anacronistiche polemiche, il corto di Radu Jude ha una sua forza di attrazione, un modo stravagante ma efficace di dire la sua su quel secolo che Trotsky definì "la pattumiera della storia".

C’è il ricordo dll'oppressione stalinista degli artisti, c’è la storia che diventa farsa quando il potere, passando di mano in mano, svela i suoi meccanismi perversi, c’è l’infinita vanità e miseria dell’uomo che affida la celebrazione della sua gloria a opere che fanno vergogna all’arte.

Una statua che l’autore Pavel Bucur ha esaltato definendola: “Dopo la Statua della Libertà, è il monumento più alto del mondo.Costava quanto un ponte!”ha comportato anche la dislocazione di un intero villaggio e oggi, spogliata dei bassorilievi in bronzo, annerita dalla pioggia e dal vento, difficile da raggiungere per via della strada e della posizione,è solo un indicatore per i convogli sul Canale Danubio-Mar Nero.

Cosa resta dunque del “mondan romore”? Nulla, solo rottami su cui svetta la bellezza della natura. Fiori di ogni specie e di tutti i colori aprono il documentario, mentre la voce dello scultore spiega affannosamente alla funzionaria cosa stanno a fare lì.

Un altro credito del corto è il ricorso a scene famose della Corazzata: la carrozzina che precipita lungo le scale, la morte del marinaio Vakulinchuk che cade dal pennone e resta impigliato nel sartiame, il bellissimo finale ripreso dall’alto.

scena

La corazzata Potëmkin (1925): scena

Morale della favola: le dittature passano con il loro scettro grondante lacrime e sangue, l’arte resta e sa come scrollarsi di dosso tutto il gran ciarpame che le spunta intorno.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

 

 

 

 

 

 

 

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