Regia di Francesco Apolloni vedi scheda film
Il minimalismo anni ’80 che contrassegnò negativamente la più infelice stagione del nostro cinema, torna alla carica con questa commedia dai risvolti amarognoli, ricavata dal registattore Apolloni da una sua stessa fortunata pièce teatrale. Fortunata per via di un lusinghiero successo di pubblico di bocca buona tutto casalingo (leggi romano), come casalinga è l’ambientazione, ovviamente per tre quarti in interni, causa plot a intreccio-palcoscenico (personaggi che entrano ed escono dall’azione) e basso costo forzato. Monica ama Lorenzo, Lorenzo ama Olga, Olga ama Luca e via moltiplicando, sullo sfondo del giorno di San Valentino (e Al Capone, purtroppo, è latitante) e sulla scorta di stilemi più vicini all’odierna televisione che alle pochade di Feydeau. Si vorrebbe parlare d’amore (e nel titolo la parola è addirittura con A maiuscola), e si vorrebbero capire i perché e i percome dei suoi lazzi improvvisi e delle sue cadute rovinose, dei suoi tradimenti e delle sue dolorose disillusioni. Si vorrebbe far recitare un gruppo d’attori dalle qualità scarsine (si salvano solo Carlotta Natoli e Pierfrancesco Favino), e si vorrebbe far ridere con spunti, situazioni, battute da strascicata serata in terrazza. Guidare la coralità al cinema è ambizione degna di vecchie volpi della cinepresa, in grado di dosare ritmi e, soprattutto (nel caso specifico, più che mai), capaci di strizzare da un commediante il massimo, senza darlo troppo a vedere. Ma la smania autoriale dell’Apolloni cineasta naufraga come le azioni delle Borse di queste giorni. Tutti giù per terra. Anzi: a picco.
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