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La bella stagione

Regia di Marco Ponti vedi scheda film

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La recensione su La bella stagione

di mm40
6 stelle

Serie A 1990-1991. La Sampdoria si laurea campione d'Italia ed è la prima volta nella sua storia. In quella squadra, allenata dal bislacco (e a suo modo geniale) guru Boskov, militano campioni del calibro di Vialli, Mancini, Pagliuca, Cerezo e gregari di tutto rispetto come Mannini, Pellegrini, Lombardo, Bonetti, Nuciari, Vierchowood, Lanna. Marco Ponti torna a intervistarli a trent'anni di distanza da quei giorni, per raccontarli dal punto di vista di chi li ha vissuti con la massima intensità.


Sì, il documentario è tratto dal libro omonimo, scritto principalmente da Vialli e Mancini (che sono d'altronde i narratori centrali di questo film) con la collaborazione dei loro compagni di squadra della stagione 1990-91; ma La bella stagione di Marco Ponti non racconta solamente dello scudetto epico del 1991, bensì si dilunga a parlare della Coppa dei Campioni 1991-92 (con quella finale maledetta contro il Barcellona) e arriva a includere una non breve parentesi conclusiva sull'Europeo 2020, giocato in realtà nel 2021, nel quale il gruppo sampdoriano si ricompose sotto nuova forma (Mancini CT, Vialli, Lombardo e Nuciari assistenti, con la presenza inoltre di Salsano ed Evani, altri illustri blucerchiati come collaboratori di vario tipo). Insomma: la stagione del libro di partenza viene sbracata e dilatata in oltre tre decenni, determinando l'assurdità di tale titolo per il documentario, che pure è assolutamente degno di interesse e ricco di dettagli gustosi nei racconti dei vari protagonisti. Le bizzarrie dei campioni sono messe a nudo impietosamente, anche considerando la lunga distanza temporale che separa gli intervistati dalle loro gesta di quei giorni: Cerezo che non conosce la sua vera data di nascita, Pellegrini amante della vita notturna, Vialli che arriva tardi agli allenamenti, ma viene coperto da un preparatore... per non parlare di Boskov e di Paolo Mantovani, il presidente, che purtroppo se ne andrà poco dopo, nel 1993. I ricordi personali commossi si mescolano con immagini d'archivio che riportano lo spettatore ai giorni di un calcio sicuramente più semplice e trasparente di quello di oggi, il calcio delle maglie numerate da 1 a 11 e senza nomi sopra, con un solo sponsor davanti, il calcio delle partite alla domenica pomeriggio e tutte in contemporanea, con un inevitabile effetto nostalgia senz'altro coinvolgente. Il regista aggiunge inoltre i puntuali e precisi commenti di Paolo Condò e Franco Ordine, giornalisti sportivi ; assurdo invece che manchino i contributi e addirittura qualsiasi riferimento a tre protagonisti di quell'impresa sportiva quali Katanec, Branca e Mychajlychenko. 6/10.

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