Regia di Laurent Cantet vedi scheda film
Dopo gli operai di Risorse umane Cantet affronta l’altra faccia della disoccupazione, quella relativa ai colletti bianchi. In realtà la vicenda è più complessa, perché qui si tratta di perdere non solo un lavoro ma la propria identità, il proprio ruolo nel mondo: ne deriva la necessità di mentire a tutti (moglie, genitori, amici), un angosciante senso di smarrimento che si esprime negli sguardi pieni d’invidia per la normalità della vita altrui (e che, a ben guardare, si identifica in palazzi dall’apparenza fredda, di vetro e cemento, che solo per chi li frequenta assumono un’aria familiare) e la ricerca di un surrogato di identità come truffatore finanziario. Lo stato di continua tensione viene rotto, paradossalmente, solo quando il protagonista può confessare la verità a un autentico lestofante, che traffica in merce contraffatta: prova anche a seguirlo, ma non è il suo campo. Una voragine di sceneggiatura: se costui dorme in macchina, dove si lava? dove si procura una camicia e un abito sempre puliti e stirati?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta