Regia di Laurent Cantet vedi scheda film
Anche se la sceneggiatura è un po' troppo macchinosa, resta un'opera notevole per come riflette sul Lavoro visto come "impiego del tempo". Il paradosso di questo film è che l'alienazione del lavoratore esplode nel momento in cui il lavoro viene a mancare. Il protagonista si inventa un lavoro inesistente per amore verso la propria famiglia, non rendendosi conto che sarebbe proprio l'amore della famiglia verso di lui a rendere assurda questa farsa. Dramma psicologico tanto pietoso quanto crudele, molto più sfaccettato di quanto appaia inizialmente, azzeccato anche in alcuni personaggi secondari (il padre, incapace di cogliere in Vincent un valore diverso da quello puramente professionale; il figlio, già entrato nella mentalità ultra-competetiva sostenuta dal genitore, come si evince dalla sequenza del match di judo), ha il merito di rendere credibile una vicenda assurda (per quanto ispirata a un fatto vero) e di evitare che la svolta noir della seconda parte porti ad una deriva contenutistica. Un plauso a Recoing e Livrozet.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta