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Il Cristo in gola

Regia di Antonio Rezza vedi scheda film

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La recensione su Il Cristo in gola

di barabbovich
5 stelle

Il Vangelo secondo Antonio Rezza è costellato da personaggi trasfigurati, da un Gesù che si esprime unicamente attraverso urla vibrate in una forma di estasi da possessione (primo atto di blasfemia, giacché "in principio era il Verbo"), un diavolo con le sembianze di una vecchia logorroica che lo ossessiona e mette in dubbio la sua capacità di compiere miracoli, una Maddalena che sbianca i panni in lavatrice, con grande sorpresa del Cristo. Iconoclasta e blasfemo senza bestemmie (sebbene si senta una voce fuori campo affermare che "il problema di Dio è che non ha un ego sviluppato. Basterebbe questo a confutarne l'esistenza"), il Cristo in gola di Rezza è un'opera inclassificabile, sperimentale, dadaista, un trattatello di ateologia figlio tanto di Pasolini quanto della cinico TV di Ciprì e Maresco, privo di una trama e assemblato in un lunghissimo arco di tempo, quello che va dal 2004 al 2018, per poi arrivare nelle sale nel 2022. Ed è un'opera potente, straniante, difficile, fatta di continue inquadrature sghembe, in bianco e nero, con un'impressionante profondità di campo che risulta determinante nel costruire alcuni quadri umani insoliti secondo un'estetica espressionista. I quali, peraltro, non sono l'unico elemento di grande potenza visiva del film: la strage degli innocenti, con i Cicciobello tirati in aria con il cappio al collo, o la crocefissione del cristo bambino che emette un pianto straziante ("una sequenza che è quanto di più straziante abbia visto negli ultimi anni", ha scritto Alberto Pezzotta su FilmTv) sono altrettanti attacchi alle viscere dello spettatore ma, allo stesso tempo, immagini che si inchiodano nella memoria, come i titoli di testa costruiti con Rezza che fissa sul terreno alcune croci con sopra scritti i nomi del cast e delle maestranze. Ma diversi elementi rimangono criptici (le voci fuori campo dell'ex presidente argentino Peron e di sua moglie Evita Duarte, o del tiranno Videla, la presenza di alcune coppie di strani gemelli) e il film letteralmente sconclusionato ("Fine. Così, all'improvviso. Senza cristianesimo. È più pulito"). Un'opera del tutto insolita, dunque, che - sottolineando la crudeltà di Dio anche attraverso l'espediente diegetico dell'incesto - gioca moltissimo sull'iperbole sensoriale (le musiche dello stesso Rezza, che stanno tra la It Can't Happen Here dei Mothers of Invention e Diamanda Galas o le riprese negli angoli più inusuali di Matera, Anzio e Ostia Antica), in un tripudio di trovate spiazzanti (il Cristo stesso si costruisce la croce) ma anche un po' fini a sé stesse.

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