Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Ottimo film che ricorda il disastro della diga del Vajont la sera del 9 ottobre 1963, a seguito di una frana di circa 270 milioni di metri cubi caduta dal monte Toc causando la morte di 1.910 persone a cui si sommano i 10 operai deceduti durante la lavorazione. Sull'argomento vi era già stato un imperdibile monologo da parte dell'attore teatrale Marco Paolini nel 1994 poi trasmesso dalla RAI nel 1997, oltre ai racconti dello scrittore Mauro Corona che compare anche nel film nei panni di uno degli anziani del posto. Ovviamente i mezzi di realizzazione in Italia non sono paragonabili a quelli di altri Paesi ben più sviluppati in fatto di imponenza cinematografica e non solo, ma resta comunque un titolo ben realizzato che riscotrusice nel modo migliore tutti gli avvenimenti della vicenda. Ho apprezzato molto la ricostruzione popolare, con le scenografie dei paesaggi locali e del frequente uso del dialetto che pongono bene in evidenza le atmosfere del periodo e della vita di villaggio. Inoltre il film rivela un notevole interesse, in quanto segue passo per passo la ricostruzione della tragedia attenendosi rigidamente alla realtà dei fatti. Vengono addirittura riportate le frasi vere che dissero i veri protagonisti del disastro, come ad esempio il "se dovrai rivedere in parte in parte i risultati dei tuoi studi non sarà poi la fine del mondo" che il capo progettista Carlo Semenza disse al figlio geologo Edoardo Semenza le cui indagini avevano evidenziato concreti pericoli di frane. Ben riportare anche le pressioni, l'ordine di alzare la quota dell'invaso e le omissioni nelle relazioni inviate al ministero dei lavori pubblici attuate dell'ingegner Biadene, qui interpretato magistramente dall'attore francese Daniel Auteuil, che subentrò dopo la morte del Semenza padre alla direzione del Servizio Costruzioni Idrauliche. Eccellentemente rappresentati sono anche i conflitti di interessi tra la politica e Sade, oltre che le denucie della coraggiosa giornalista dell'Unità Tina Merlin che ottengono un forte sostegno da parte degli abitanti dopo un'iniziale diffidenza. La storia reale viene poi accompagnata da quella personale di un dipendente del Vajont che si innamora di una ragazza del posto mettendola incinta ma perdendola nel disastro, questo comunque non porta via eccessivo spazio alla componenete quasi documentaristica come è giusto che fosse. Un titolo quindi da non perdere e che presenta uno svolgimento che, senza la pretesa di proporre paragoni impropri, ritengo comunque attualissimo visto che di grandi opere intutili contro la volontà delle popolazioni e di denuce da parte delle società costrutorie verso giornalisti e scrittori che dissentono sono tutt'ora all'ordine del giorno. Attenzione anche nei minuti finali, dove vengono riportate le pene, prevalmentemente irrisorie, inflitte ai responsabili dell'accaduto. Attendo con interesse il prossimo lungometraggio di Martinelli riguardo alla strage di Ustica, altro tema anch'esso affrontato da Paolini a teatro.
Ottima, in questo caso inoltre ritengo che la scarsità di mezzi del cinema italiano giochi a favore in quanto la spettacolarità del grande schermo non sovrasta gli aspetti storico e dramamtico
Ottima, nel cast volgio segnalare anche la presenza non riportata nel sito di Philippe Leory nei panni di Girgio dal Piaz, geologo di lungo corso che smentì gli studi in realtà più veritieri del giovane Edoarso Semenza
Ottima come sempre
Riconferma un po' la solita recitazione, comunque una delle attrici più adatte per il ruolo
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