Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Martinelli ha un gusto spiccato per l'esagerazione: è il regista ideale per questo tipo di fiction multimiliardarie, con cast spropositati, alto tasso di spettacolarizzazione ed ampio utilizzo di effetti speciali. Peccato che qui però si parli di una tragedia immensa, pure maneggiata con tutto il dovuto rispetto, ma forse meritevole di un prodotto più sobrio ed argomentato: sarebbe stato più auspicabile un lavoro di indagine, un documentario che una simile farsa in grandissimo, curatissimo stile. Ma non si voglia dir male di Martinelli per le sue connivenze nazistoidi (sarà lui infatti a realizzare l'infimo Barbarossa, qualche anno più tardi, su commissione nientemeno che di Umberto Bossi e con svariati milioni di euro sottratti alle tasche degli italiani); lo si dica piuttosto per quanto riguarda la direzione degli attori ed il gusto dell'effetto sorpresa, del patetico e della scena madre, che - come si diceva sopra - qui ben poco dovrebbero entrarci. Vajont non è comunque un lavoro tirato via, nè diretto da un totale incapace; la tensione c'è (ma spesso viene sminuita appunto dalla ricerca dell'effetto lacrimogeno), gli attori sono di ottimo livello (fra gli altri ci sono la Morante, Serrault, Leroy e Gullotta), le sacrosante motivazioni che ne hanno suggerito la realizzazione sono importantissime: lasciare una testimonianza di quanto accadde il 9 di ottobre del 1963. 5/10.
1963: un'imponente diga costruita nel bellunese viene travolta da una frana di proporzioni ingenti. L'inondazione che ne consegue travolgerà i villaggi circostanti, causando due migliaia di morti. Ma geologi, ingegneri ed anche una giornalista sospettavano già da tempo la tragedia.
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