Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Questo film è una vera vergogna, il peggiore omaggio che poteva essere fatto alle vittime del disastro del Vajont. Fra l'altro, è stato impossibile non fare un confronto con il contemporaneo spettacolo omonimo di Marco Paolini, che va a tutto vantaggio di quest'ultimo. L'attore bellunese è riuscito, da solo, a fare quanto Martinelli ha tentato vanamente con una troupe e un cast internazionali. L'impianto è piattamente televisivo, la recitazione da filodrammatica cinofila (il regista è riuscito a far recitare male perfino Michel Serrault e Laura Morante!), la storia d'amore (ma che bisogno c'era di chiamare un attore cubano per interpretare il montanaro Montaner?) stucchevole e appiccicata con lo sputo a una storia che dovrebbe commuovere e indignare e invece riesce soltanto ad annoiare. Si salvano soltanto alcune sequenze catastrofiche, che però perdono inevitabilmente con il passaggio sullo schermo televisivo, mentre alcune scene sono davvero poco sostenibili, come quella della partita vista al bar la sera della catastrofe, che riesce ad essere meno credibile della pubblicità della Peroni. Un film veramente infame che spicca per bruttezza nel pur disastrato panorama cinematografico italiano. Degli attori più o meno ho già detto, con Laura Morante che interpreta l'unico personaggio di un qualche spessore del film, almeno fino a quando non si riduce a fare la balia asciutta per la giovane mogliettina del geometra Montaner. Verrebbe quasi da dire che il migliore di tutti è Philippe Leroy, il che è tutto dire. Ridicoli, nei loro dubbi e drammi coccodrilleschi sono sia Daniel Auteuil sia Leo Gullotta. Quest'ultimo, grande cavolo nella merenda andata a male di un filmaccio da dimenticare.
Se è un regista io sono Madre Teresa di Calcutta.
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