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La stanza del figlio

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su La stanza del figlio

di steno79
8 stelle

Stimolato dal dibattito su Moretti di questi giorni e dalla bella play di Hupp2000, ho rivisto La stanza del figlio, vincitore della Palma d'Oro a Cannes nel 2001. Il film continua a sembrarmi uno dei migliori fra quelli che analizzano la cosiddetta "elaborazione del lutto": la vicenda della famiglia Sermonti di fronte alla morte del figlio giovanissimo è emblematica di un dolore molto attuale e molto reale, raccontato con grande pudore e senza cedere a tentazioni sensazionaliste. Il racconto coinvolge fin dall'inizio ma, dopo la brusca sterzata della tragedia familiare, Moretti lo trasforma in una riflessione sulla difficoltà di continuare a vivere che rifugge dal facile melodramma. La parte che mi ha convinto un pò di meno nel film è soprattutto quella dedicata alle terapie analitiche dei vari pazienti di Moretti: risultano scenette un pò troppo frettolose in cui il carattere dei pazienti non riesce ad emergere in maniera compiuta (ad esempio quello di Stefano Accorsi, a cui è dedicato comunque pochissimo spazio). Il personaggio di Silvio Orlando è delineato meglio, ma mi è sembrata comunque un pò improbabile la scena in cui lo psicanalista si "vendica" del paziente che non gli aveva consentito di stare col figlio nel giorno della sua morte, scoraggiandolo sulle possibilità di guarigione da una grave malattia: una scena un pò troppo "da film" che stride col tono sobrio e rigoroso del dramma familiare (anche quella in cui Moretti si lamenta di tazzine e portaceneri sbeccati dopo il discorso del prete in chiesa mi sembra un pò superficiale). Nel cast la migliore è sicuramente Laura Morante, intensa e credibile in ogni suo gesto, ed è da apprezzare anche il coraggio di Moretti nell'interpretare un personaggio di finzione che non sia se stesso o il solito Michele Apicella, con buoni risultati; ben diretti anche i giovani interpreti, fra cui spicca l'allora esordiente Jasmine Trinca che in seguito farà strada. A conferma dell'ottimo intuito dell'autore nell'uso delle canzoni nei suoi film, basta vedere come ha saputo trarre partito dalla struggente "By this river" di Brian Eno, canzone piuttosto triste ma perfettamente adatta all'atmosfera del film. Nel complesso, valuto in maniera certamente positiva l'opera, come uno sforzo serio e intelligente di trattare un tema particolarmente delicato, ma allo stesso tempo mi rendo conto che, in virtù di alcune riserve espresse più sopra, anche in questo caso non riesco a sbilanciarmi sul capolavoro con un film di Moretti. Che dire? Sarà un mio limite personale...

 

voto 8/10

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Ultimi commenti

  1. Stefano Battiato
    di Stefano Battiato

    Forse il vero capolavoro di Moretti e tutta la sua opera presa insieme e vista tutta di seguito alla maniera di Heimat? Un paio d'anni fa feci la follia di vederli tutti di fila, 4 per giorno + 2. Presi singolarmente sembrano tasselli incompiuti. Lo stesso Moretti negli anni 80 diceva "il mio desiderio è fare sempre lo stesso film, se possibile più bello". Anche i Taviani negli extra dvd dei suoi film, intervistati, sostengono che Moretti ha fatto un unico film diviso in capitoli. La recente lettura di un saggio dedicato a lui e ai suoi film ha confermato questa mia impressione. Si chiama Intertestualità.

  2. mck
    di mck

    Si, per farti un altro esempio del " un regista ( mica tutti e mica per gli stessi motivi ) gira sempre lo stesso film " + " ogni film è parte di un corpo d'opera più vasto ( heimat da questo PdV è Miliare ) " considera Kubrick dal pdv della forma : 2001-ACwO-barrylyndon-fmj-ews sono tutti film bi-tri partiti, con i personaggi che ripercorrono i loro passi e le situazioni che si reiterano diverse, c'è una progressione ed un'...intergressione : bowman evolve, alex 'guarisce', barry vive il suo tempo e poi lascia il passo al rullo compressore della storia, jocker e soci si perdono nel non-luogo della fabbrica dismessa( siamo qui - si - dovremmo essere qui - si ), e bill ritorna sui luoghi del delitto.... Moretti, sono d'accordo con te, può essere considerato un manuale di storia : di parte e perciò molto più attendibile di tanti resocontanti sopra le parti...fumosi. Bye a tutti.

  3. maurri 63
    di maurri 63

    Purtroppo, caro steno, Moretti, checché se ne dica, il suo capolavoro lo ha filmato con "Caro diario". Come sai, difendo il cinema italiano, a prescindere, per cui non mi riesce di parlare male di film poco validi: preferisco tacere. L'argomento, poi, è molto vasto, non dovrebbe essere bruciato in poche righe. Ma va da sé che alcune piccole considerazioni devono essere fatte: 1) Moretti involve, con il tempo itera in modo poco spontaneo ciò che prima diceva semplicemente. Basta pensare che, nonostante l'età elevata, nell'ultimo "Habemus papam" ha ancora i figli piccoli, segno di un percorso fermo a molti anni fa. E' questa, secondo me, una delle ragioni che rendono orribile il suo ultimo lavoro (mi spiace per chi ne parla davvero bene: non ho saputo vedere nessuna ragione per gridare ad un'opera compatta, se non a qualcosa di più) l'incapacità di farsi da parte (come era avvenuto per "Il caimano"), gestendo solo l'aspetto registico. Più informazioni ci dà su di sé, dunque, più si allontana dal nesso della storia che (in un modo o nell'altro) intende raccontare. 2) Proprio perché legato ai "suoi" tempi, Moretti deve centellinare il suo operato, studiarlo dettagliatamente per creare l'aggancio con una realtà in trasformazione. Per restare al passo, allora, egli vive in una sorta di "factory" con giovani emergenti, ma lasciando poco spazio a questi (persino "Caos calmo" appare un film "di" Moretti). Certo, abbandonare simboli come la televisione (assente ne "La stanza del figlio"), rende le pellicole più universali, ma la tempo diminuisce Nanni, lo impoverisce: non è, in fondo un attore completo, solo un interprete (c'è come sai molta differenza). 3) Un'ultima nota riguarda, per me, la totale assenza di originalità strutturale di questo film, come nei successivi ("caimano" a parte). La mdp è mobilissima ma non sceglie mai un punto di vista: la Buy è annullata, quasi sempre. Potremmo, senza azzardo, dire che il suo ciclo è finito. Ma, in realtà, non è brevissima e folgorante sempre la carriera di uno Stradivari ?

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