Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Dopo dieci anni e la palma d'oro, dopo soprattutto il Caimano e Caos calmo mi sento di dirlo che questo è per il nostro il film più ambizioso che ne metterà in luce i limiti attoriali e di impostazione. Moretti sceglie il privato di una famiglia borghese e la sua tragedia, il lutto che ne sconvolge gli equilibri. L'elaborazione della perdita di un familiare rimane, per quanto possa essere vissuto dall'esterno, un fatto privato a cui ognuno reagisce come meglio crede. Moretti evita l'estremo del cinema dove il sentimentalismo diventa stucchevole e opta per un cinema sobrio dove le lacrime sono momenti intensi ma di patimento interiore senza melodrammi. Il limite vero del moretti-attore è che senza le sue deviazioni, le sue invettive la sua recitazione più che tragica appare sottotono, incapace soprattutto di affrontare seriamente il lutto ( cosa che gli riuscirà meglio nel film di Grimaldi ), dove la rabbia contro il prete e le sue metafore appare più come lo sfogo di chi non ha potuto rompere gli schemi dentro la chiesa, una frustazione, una mancanza di ossigeno che questo tipo di narrazione gli impone. Il nostro ha testato i suoi limiti , fare il regista-attore in una storia privata e lineare è troppo per lui, dopo di questo infatti uscirà dal centro della scena nella regia successiva e si affiderà ad un altro regista per fare l'attore, confermando implicitamente di aver fatto il passo più lungo della gamba.
Il film rimane positivo per la prova della Morante, perchè il lutto può essere visto con sobrietà e nello stesso tempo toccare le corde della commozione nella reazione familiare del finale. un film leggero semplice e importante come una poesia minimalista, dolce e malinconico come una canzone di Brian Eno che una volta ascoltata non ti lascia più.
il finale con la famiglia che va verso la spiaggia e brian eno è da antologia.
voto 6,5
senza i suoi morettisimi perde molto
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