Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Un ingresso a testa bassa nel cinema drammatico per un regista essenzialmente ironico e da sempre aderente, se non ai contenuti, per lo meno ai toni della commedia. Qui forma e sostanza invece coincidono e si incontrano con una lievità impressionante, nonostante per l'appunto gli argomenti trattati, nei pericolosi territori della tragedia. Non casuale la scelta di dare al personaggio del padre la professione di psicanalista: in fondo si tratta di un film profondamente ancorato all'analisi e principalmente al concetto di elaborazione del lutto. Per una volta, la prima nella sua carriera, Moretti prende le distanze da sè stesso ed assume un ruolo completamente difforme dal suo essere, di pura fiction insomma; non si fa nè portavoce generazionale (come agli esordi), nè personale (come negli ultimi due lavori, Caro Diario e Aprile, fortemente intimisti), ma recita da semplice e puro attore. Il suo caratteristico distacco è comunque funzionale al personaggio, gelido e passivo nell'affrontare una sfida schiacciante come quella della morte di un figlio adolescente. Brave la Morante e la Trinca. Inaccettabile invece Sanfelice, che recita con un continuo sogghigno incomprensibile stampato sul volto. Un film difficile da digerire, ma sempre sobrio e mai patetico.
Uno psicanalista sulla cinquantina, sposato, ha due figli aolescenti. Il ragazzo, Andrea, durante un'immersione subacquea, ha un incidente mortale. Tragedia che, per i tre famigliari, è durissima da assorbire. La prima luce fuori dal tunnel si scorge quando i tre hanno l'occasione di conoscere un'amica di Andrea.
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