Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Il dolore dipinto da Moretti in questo film è quello che nasce come improvviso stordimento, di fronte ad un evento enorme, che d'un tratto ci si para davanti sovvertendo la nostra normale percezione della realtà, ma è al contempo troppo grande e troppo vicino per essere messo a fuoco, e finanche abbracciato nella sua gravità. Il protagonista sopravvive appigliandosi al contingente, prima al disbrigo delle pratiche collegate al decesso, poi, meccanicamente, alla routine del quotidiano, che pure, per lui, ha perso ogni significato e motivo d'essere, fatta com'è di problemi diventati irrilevanti, e scopi diventati futili. E' questo il grigiore che, giustamente, emerge dalla storia, che la fa sembrare piatta e magari "finta". Apparentemente, poco o nulla è cambiato nel Moretti padre, ma quello che si vede è solo lo strato superficiale della sua vita passata, tirato sulla testa come una coperta protettiva, un po' per sé e un po' pensando agli altri. Un film che coniuga il realismo psicologico con la delicatezza umana che la situazione presentata naturalmente invoca. Magistrale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta