Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Il dolore è qualcosa di universale, il modo di affrontarlo è decisamente soggettivo. Ho visto gente disperarsi, altri impazzire, altri ancora credere che non si può sapere quando il ladro verrà in casa a rubare... La fede è una soluzione, è un approccio; un altro approccio è l'esasperazione del dolore e la divisione. Moretti in questo film non vuole dare una soluzione (e infatti il finale è un punto di domanda), sarebbe presuntuoso da parte sua. Vuole raccontare una storia particolare caratterizzata da un episodio particolare e ci parla di una reazione che non deve essere necessariamente quella dello spettatore. E' la reazione di Giovanni, è la reazione diversa di Paola, è un dolore che divide. E' una storia raccontata egregiamente e il dolore trova una sua espressione, disperata, dilaniante come le viti che penetrano nella bara; ossessiva come una musica che ripete sempre lo stesso pezzo all'infinito, o come una domanda, sempre la stessa, che cerca una giustificazione e un senso e ottusa non si accorge di precipitare in un baratro; penetrante e graffiante come l'urlo di Paola sul letto in preda a una disperazione che non conosce ragione, ma solo la sensazione di aver perso la propria vita col proprio figlio. Ecco che la videocamera riprende questa situazione, ma non cerca le lacrime. Si vede un funerale, ma non il momento della morte. La regia rimane estranea alla storia, ma presente. Così le porte restano aperte alle spalle di Giovanni per far passare il carrello, per farci vedere che lì a guardare questa storia ci siamo noi e siamo una presenza. E possiamo condividerla o meno, ma la viviamo intensamente e ciò che ci resta alla fine del film è l'amarezza per l'impotenza di fronte alla vita, di fronte alla morte e di fronte al dolore.
Bellissima, complementare alle immagini le appoggia con dovizia e cura, senza essere esuberante. Insieme a te non ci sto più cantata dalla famigliola stonata e felice è indimenticabile, By this river solca le profondità dell'animo con una tastiera midi artificiale, quasi surreale come il senso di sbigottimento del protagonista, mentre nella sua semplicità il messaggio è fortissimo e raggiunge l'obiettivo. Introspezione e sperimentalismo per un Brian Eno ineguagliabile.
Laura Morante in questo film è strepitosa. Più che una rivelazione una conferma. Si cala nella parte come pochi avrebbero saputo fare e Paola nel suo volto, nei suoi gesti, nella sua intelligenza trova il proprio essere quasi reale, così naturale da sembrare struccato, triste, sconfortato, sconvolto. Indimenticabile l'urlo sul letto, una prova di grande interpretazione.
Moretti abbandona le solite macchiette per creare un personaggio di spessore, un personaggio il cui profilo psicologico è ben delineato ed equilibrato, quasi fosse frutto di un'analisi fatta da se stesso. I suoi occhi pieni di pianto sono quanto di più chiaro e sconvolgente c'è nel film. Nel loro silenzio comunicano col mezzo proprio del cinema: l'immagine.
La regia è presente e non si nasconde, ma è come se alla regia ci fossimo noi con un piccolo problema, quello di non poter intervenire. E così restiamo impotenti di fronte a tutto, inseguimenti, riprese, dolore e alla fine ci lascia un senso di incompletezza frustrante. Indimenticabile.
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