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A mosca cieca

Regia di Romano Scavolini vedi scheda film

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La recensione su A mosca cieca

di mm40
4 stelle

A mosca cieca, titolo alternativo: Ricordati di Haron, è il debutto dietro la macchina da presa del ventiseienne Romano Scavolini. Discretamente talentuoso e grondante ambizione, Scavolini realizza questo mediometraggio nel segno della nouvelle vague sponda godardiana, creando una storia su più strati - onirico, reale, fantastico - e sperimentando specialmente in fase di montaggio (Mauro Contini, altro esordiente che diventerà il montatore di fiducia nientemeno che di Carmelo Bene). La sceneggiatura dello stesso Scavolini è uno studio sul Caso, quello con la maiuscola, sulle infinite possibilità che l'assurdo genera in ogni istante, andando a modificare più o meno drasticamente l'andamento delle nostre vite; nonostante la durata di un'ora soltanto, comunque, la materia narrativa è talmente esigua che probabilmente qualche sforbiciata avrebbe giovato al prodotto finale. In ogni caso (minuscolo qui) la disposizione caotica del girato, quasi completamente refrattaria a ogni logica, non aiuta la comprensione; il film può così definirsi a tratti intrigante, ma in altri momenti davvero snervante. Fra gli interpreti ci sono un terzo battesimo, quello di Carlo Cecchi, e un quarto, quello di Laura Troschel; compaiono anche Pippo Franco, compagno di quest'ultima, non accreditato nella manciata di secondi finale, e Remo Remotti. Serve dirlo? Anche per lui è la prima prova sul set. 5/10.

Sulla trama

Un uomo prende una pistola da un'auto vuota parcheggiata. Gira quindi per la città fantasticando su chi puntarla e scaricarla.

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