Regia di Laura Betti vedi scheda film
Figura anomala nel quadro della nostra cultura Pasolini, figura anomala Laura Betti, cantante attrice scrittrice e ora anche regista. E, oltre ogni cosa, curatrice della “eredità” del suo amico (e maestro) Pasolini, cui finalmente viene dedicata per sua cura una “monografia d’autore”: affettuosa e giustamente tendenziosa, appassionata e però lucidissima. Perché, montando interviste e brani di film, delegando al grande amico di PPP e grande poeta e scrittore Paolo Volponi (è commovente rivedere e riascoltare PPP ma è commovente anche rivedere e riascoltare Volponi) il racconto del PPP più privato e più intimo, scegliendo e organizzando o, talora, disorganizzando i suoi materiali, la Betti va con mano sicura al dunque, all’essenziale, senza requisitoria, perché immagini e parole dicono da sé. Film didascalico, pensato anzitutto per chi non abbia memoria di Pasolini, il suo film lega inscindibilmente etica estetica politica. In esso PPP ci appare “al presente”, perché ci parla di quel che per primo ha intuito capito spiegato fino a morirne, e di ciò che ha vinto e ci ha mutato, del mondo in cui siamo e di cui abbiamo chiara coscienza anche grazie ai film alle poesie ai romanzi alle interviste ai saggi alle recensioni alle conversazioni alle recitazioni del più importante e necessario profeta italiano del secolo XX.
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