Regia di Angel Manuel Soto vedi scheda film
Dopo l’accoglienza a dir poco tiepida (un eufemismo!) riservata a The Flash (ma anche ad altri “esperimenti” portati sul grande schermo da Marvel e DC) e in attesa della nuova era cinematografica Warner/DC, il nuovo Blue Beeatle (penultimo progetto del deceduto DC Extended Universe o primo del prossimo DC Studios?) si propone al pubblico discostandosi in tantissimo modi dall’approccio snyderiano del passato (e questo per molti sarà interpretato come un’inqualificabile Lesa Maestà a Sommo e Unico cantore possibile del DC Universe) per abbracciare invece uno standard, in parte, molto più marvelizzato (e questo per gli stessi di prima sarà invece la definitiva pietra tombale per questa pellicola).
Un’operazione in qualche modo radicale, anche coraggiosa, ma che porta con sé una certa ventata di freschezza, permettendogli comunque di brillare di luce propria abbastanza da riuscire ad allontanarsi dal disastro abbondantemente annunciato da molti.
E questo nonostante sia soltanto una classica origin story mischiata ad una specie di comin-of-age in salsa supereroistica, l’inizio di un viaggio che ha come obiettivo di avvicinare il pubblico in modo semplice, diretto e spensierato per un’avventura palesemente (troppo?) derivativa e che, senza mai prendersi troppo sul serio, sfrutta un certo gusto estetico e una certa libertà narrativa per tentare di rinnovare, per quanto possibile, la cinematografia DC.
Scritto da Gareth Dunnet-Alcocer, il film sceglie sin da subito di rinunciare a certe “cupezze” tipiche del passato, grazie anche alla fotografia di Pawel Pogorzelski, in favore invece di un’avventura estremamente colorata, quasi buffa o, per certi versi, anche parodistica, contaminata anche da intuizioni metalinguistiche e/o televisive (vedi ad esempio El Chapulín Colorado) e che, nelle dinamiche generali, cerca di offrire al pubblico un contesto molto definito e dai tratti familiari ma anche estremamente semplici (o semplificati), e infatti il percorso del protagonista (costruito sul modello del marveliano Peter Parker/Spiderman) non è affatto originale e, nel suo complesso, la struttura della storia presenta moltissime degli elementi tipici delle storie di origini non soltanto fumettistiche ma anche del suo recente passato cinematografico, amalgamando alcuni elementi di Iron Man a quelli, soprattutto narrativi e relativi ai personaggi, del primo Ant Man.
Blue Beeatle si fa forza, inoltre, di una fortissima identità latino-americana rappresentata sia dal regista portoricano Ángel Manuel Soto che dal resto del cast, a partire dal protagonista Xolo Maridueña, attore di origini sia messicane che cubane ed ecuadoregne, e dalla co-protagonista Bruna Marquezine, modella brasiliana (e, per gli amanti del gossip, ex fidanzata di Neymar), e che include anche George Lopez, Raoul Trujillo, Belissa Escobedo, Damìan Alcàzar, Elpidia Carrillo, Adriana Barraza e Harvey Guillen.
L’antagonista principale è interpretata invece dall’americanissima Susan Sarandon, melliflua imprenditrice priva di scrupoli e pronta a sacrificare chiunque nel nome del profitto e del proprio successo personale.
Ed è così che il problema economico e il razzismo sociale della città fittizia di Palmera City si presta a una delle riflessioni più insistite del film, alternando la satira sull’America contemporanea e sui suoi problemi all’estrema leggerezza che invece caratterizza la storia ma con in più questo peso politico, un po' fine a sé stesso, destinato però a riproporsi continuamente.
Ma era davvero poi così necessario creare dibattito polito anche in un film del genere?
Non certo per smuovere le coscienze del pubblico, il film è ben poca cosa per un simile risultato, più facile invece che costruendo un film su un target preciso, specie se è orientato o incline ad alcune tendenze del momento, garantisca quel bacino di utenza, grande o piccolo a seconda dei casi, di chi va al cinema seguendo (soprattutto) l’onda (Politica? Emotiva? Social?) del momento (vero, Barbie?).
In conclusione, Blue Beetle non è certo il film dell’anno, e nemmeno del mese (vero, Barbie?/2), ma è comunque un’opera che svolge il suo compito, chiaro nei suoi intenti di essere divertente, emozionante, leggero e (soprattutto) pop, coerente in questo fino alla fine.
Ha elementi potenzialmente interessanti ma sceglie (al momento?) di adottare stilemi più classici e consolidati e presenti da tempo in moltissimi cinecomics ma, se il film non dovesse floppare e se James Gunn decidesse di esplorare tale opportunità, questo minerale grezzo potrebbe ancora rivelare qualche sorpresa.
VOTO: 6
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