Regia di Franco Angeli vedi scheda film
Tante ombre e poca gloria per Mario Gibellini (Francesco Salvi), detto il "Danseur" per la sua abilità sul ring. Ma la carriera di Mario non si è mai distaccata dalle sue origini "periferiche", non ha mai raggiunto il professionismo pieno. Al contrario, il pugilato sembra, alla fine, quasi essere un lavoro secondario, poichè il nostro protagonista lavora come galoppino (leggasi picchiatore) al soldo del boss locale che lo ha avviato alla boxe e che gli passa il "necessario" nei momenti (molti) di ristrettezze economiche (si veda la scena del pacco di pasta donato, a titolo di "carità", dal boss). Mario ha una moglie, Teresa (Livia Bonifazi) ed una figlia da mantenere; Teresa è una donna piacente, dotata non solo di un bel fisico, ma anche di una bella voce che le permette, di tanto in tanto, di esibirsi come cantante e, comunque, vuol bene a suo marito, tanto da aspettarlo anche quando finisce in galera. Qualche anno fa Quentin Tarantino fu attaccato dai parrucconi del "nostro" cinema, perchè espresse una sacrosanta verità: il cinema italiano attuale, per la maggior parte, è composto solo da commedie sceme e drammi adelescenzial-intelletualoidi. Dove è finito il cinema di genere? La Rentrèe è un bell'esempio di "dramma urbano", ambientato, cioè, in un hinterland milanese niente affatto ospitale, ma che diventa protagonista anch'esso della vicenda (tra case popolari, palestre, bar periferici e prigioni) e, come nella miglior tradizione del caso, il protagonista non riesce a sganciarsi dal suo ambiente. E' originale anche l'idea di dividere la storia del protagonista in 12 round "esistenziali", che partono dagli allenamenti per diventare pugile, l'incontro con la futura moglie, i match truccati, la galera e così via. Alla fine Mario torna a boxare pur avendo superato di slancio i 40 anni e, nonostante l'incontro lo veda vincente, non può che farsi portar via dai Carabinieri, di fronte a moglie e figlia, per scontare le proprie colpe. Non c'è lieto fine per uomini come Mario Gibellini. Ne esce un film girato ed interpretato con convinzione. Su tutti Francesco Salvi è l'autentica sorpresa per la sua performance drammatica, Livia Bonifazi sa essere sexy, ma anche paziente e risoluta ed il resto del cast è professionale. Un film che cerca di "cantare fuori dal coro" rispetto al grosso della produzione nazionale e per questo (naturalmente) poco conosciuto, distribuito con il lanternino ed ancora meno visto. Per il pubblico è molto più facile lobotomizzarsi con le solite commedie. Tarantino aveva ragione.
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