Regia di Mohsen Makhmalbaf vedi scheda film
Un film probabilmente più fortunato di quanto meritasse, poiché uscì poco dopo i famosi attentati alle Torri Gemelle ed alle accuse che dietro ci fosse Al Qaeda, protetta dai talebani al potere in Afghanistan. In ogni caso, mi sembra un buon film, animato da buoni propositi, girato bene, secondo un filo conduttore che, tutto sommato, è poco più di un pretesto. Comunque Makhmalbaf sa gestire la materia e non mi sembra che esageri con le malizie registiche: racconta una storia quasi avventurosa in un contesto tragico, senza mai abbandonare il filtro dell'ironia. E non cerca finali ad effetto o consolatori. Quella fine sospesa, ambientata in mezzo al deserto, con i personaggi ancora alla mercé delle bande che vi imperversano, dà il senso di una storia ancora da scrivere, di un paese in bilico tra medio evo ed era moderna (tragicamente rappresentata dalle armi da fuoco e dalle mine antiuomo). L'Afghanistan d'inizio millennio è un paese in cui la protagonista è costretta a fidarsi di persone cui normalmente non si chiederebbe nemmeno un'informazione stradale e nel quale le donne esistono ma si devono nascondere, mentre i ragazzini delle madrasse devono destreggiarsi tra Corano e Kalashnikov, come i nostrani balilla che dovevano saper maneggiare il libro e il moschetto. C'è bisogno - e non solo in Afghanistan - di un nuovo Umanesimo.
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