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Zamora

Regia di Neri Marcoré vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Zamora

di sasso67
7 stelle

Essendo passato un po' di tempo dall'ultima opinione espressa sulle pagine di questo sito (ho sempre avuto qualche remora a chiamarle recensioni), mi sento alquanto arrugginito. Tuttavia, non serve chissà quale sforzo per dichiararmi sufficientemente soddisfatto della riuscita di Zamora. Certo, Neri Marcorè non è un regista filosofo, del genere di Bergman, Tarkovskij o Kieslovski e non fa un film che lancia moniti per il futuro o fa ipotesi più o meno astruse nei riguardi del passato. Marcorè mette al centro del suo film elementi quotidiani quali il lavoro, i rapporti familiari, il calcio, le relazioni con l'altro sesso (fondamentale risulta, sotto questo punto di vista, il personaggio della sorella del protagonista).

Nella descrizione dell'ambiente lavorativo di Zamora, Marcorè sembra essersi ispirato a quello più conosciuto da tutti i cinefili italiani, quello di Fantozzi e dei suoi seguiti, per quanto non possa dirsi ignaro delle esperienze olmiane, come quella del Posto. La grande azienda del nord Italia figlia del boom economico, il presidente (versione un filo meno grottesca del magadirettore) fanatico di sport, il viscido collega di successo (qui si chiama Gusperti laddove in Fantozzi era il geometra Calboni), l'impiegata concupita dai colleghi maschi (la signorina Ada sembra una versione “seria” della signorina Silvani resa immortale dalla Mazzamauro), nonché la partita di calcio tra scapoli e ammogliati concorrono a rimandare la memoria al film di Salce con Villaggio, di cui questo Zamora sembra una epifania leggermente più seriosa, con autori letterari quali Ottieri e Mastronardi al posto di Gogol e Cechov, che costituivano gli ispiratori, chissà quanto consapevoli, del Paolo Villaggio scrittore ed interprete.

Neri Marcorè, in sostanza, ha voluto soprattutto raccontare una storia, seria ma con indubbi elementi ironici, e direi che ci sia riuscito nel migliore dei modi possibili. Si arriva, infatti, verso la fine del film con la curiosità di sapere come andrà a finire, anche se qualche idea, in tal senso, ce la siamo già fatta, tenendo conto che ogni appassionato di calcio – quale sappiamo essere lo stesso Marcorè – sa che lo Zamora storico, portiere spagnolo, aveva fama di ipnotizzare gli attaccanti avversari per farli sbagliare davanti alla porta.

Bella e credibile la ricostruzione d'epoca e molto utile alla riuscita dell'opera l'interpretazione degli attori, tra i quali mi limiterei a segnalare lo straordinario (ma non è una novità) Antonio Catania.

 

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