Regia di Laura Luchetti vedi scheda film
AL CINEMA
«A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline...» (Cesare Pavese: La bella estate)
Ginia è ancora una ragazza quando decide di trasferirsi a Torino assieme al fratello, lasciando il paese natio e la pastorizia per trovare un impiego nella grande città.
Se il fratello trova lavoro presso l'azienda del gas, addetto alla illuminazione dei lampioni cittadini, Ginia mette a frutto la sua abilità a cucire trovando lavoro presso una prestigiosa sartoria, ove ha peraltro modo di mettersi in evidenza per le eccellenti doti nella composizione dei vestiti.
Nelle giornate di festa, al lago con alcuni amici, incontra prima un pittore, e poi una sua bellissima amica diciottenne di nome Amelia, che fa la modella proprio per gli artisti, non disdegnando di posare nuda, e per questo guadagnandosi un forte interessa da parte della coetanea, ammaliata dalla bellezza dell'amica ed ancora inesperta nei rapporti con l'altro sesso.
Divenute amiche, le due ragazze condivideranno momenti spensierati assieme, ma anche il dramma che si presenterà quando Amelia dovrà confessare all'amica di soffrire di una brutta malattia.Ma soprattutto le due condivideranno una passione reciproca che le renderà consapevoli di come l'amore possa non avere traguardi né confini.
Alla sua terza opera in formato lungometraggio, la regista Laura Luchetti dirige un film dalla ambientazione e ricostruzione storica meticolosa ed impeccabile, che, tuttavia, a volte rischia di apportare una eccessiva rigidità ad un film incentrato su pulsioni amorose e sull'incertezza di un sentimento che strugge dentro la giovane, combattuta e dubbiosa protagonista.
Si respira inevitabilmente un'aria da film in costume alla Pupi Avati, ma la gioia e la naturalezza del comportamento delle due giovani protagoniste, oltre che dei numerosi altri personaggi che ruotano loro attorno, risulta un po' frenata da un atteggiamento quasi di impaccio che la recitazione sin troppo trattenuta crea.
La storia, ambientata in una Torino di belle speranze ignara dell'imminente periodo buio che derivarà dall'avvento del fascismo, è tratta liberamente tratta dal piccolo romanzo omonimo di Cesare Pavese, che riesce a mettere più in risalto, rispetto a quanto emerge dal film un po' sottotono e a tratti schematico, la vitalità dell'attrazione e di quel sentimento proibito che rende Ginia una diversa e, di conseguenza, una ragazza strana, destinata a venir messa al bando.
Il film si avvale di un cast di giovani promesse piuttosto valido, tra cui spicca la prova della timorosa protagonista, validamente resa dalla giovane Yile Yara Vianello, l'italo francese Nicolas Maupas nel ruolo del sensibile fratello Severino, mentre nel ruolo della splendida Amelia, la stupenda e statuaria Deva Cassel, figlia di Vincent e di Monica Bellucci, si rivela un volto dolente non solo bello e perfetto, ma anche piuttosto efficace nel rendere quasi palpabile la disillusione che talvolta la vita crea quando dimostra quanto fragile sia il filo sottile che lega ogni individuo al suo destino.
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