Regia di Alain Resnais vedi scheda film
“La sola ragione per esistere di ogni essere è l’esistenza”, sentenzia il biologo Henri Laborit in apertura di film. Jean è un funzionario della radio, Janine un’attrice di teatro, René un tecnico di un’azienda tessile: cittadini o provinciali, atei o credenti, benestanti o meno, ognuno con le sue debolezze e le sue meschinità, tutti cercano di affermarsi e tutti sognano l’aiuto di qualche zio d’America (Dio?) che risolva di colpo tutti i loro problemi. Ma in realtà le loro scelte sono solo apparenti e i loro comportamenti sono prevedibili come quelli dei topini di laboratorio (che in alcune scene prendono addirittura il posto dei personaggi): decidono quando lottare e quando fuggire in reazione a certi stimoli, se non possono evitare una punizione sfogano la propria aggressività sugli altri o su sé stessi. C’è una via di fuga da questo rigido determinismo? Resnais suggerisce uno spiraglio inserendo spezzoni con Danielle Darrieux, Jean Marais e Jean Gabin (rispettivi idoli cinematografici dei tre protagonisti) nei momenti clou: l’arte attenua i toni cupi della vita, offre la possibilità di rispecchiarsi nelle vicende altrui e di trovare una consolazione per i propri fallimenti.
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