Regia di Cosimo Gomez vedi scheda film
DISTRIBUITO SU NETFLIX IL 30 NOVEMBRE 2022
VISTO SU NETFLIX NEL DICEMBRE 2022
Se sei stato un sicario e un carnefice della ‘ndrangheta non hai diritto di trasformarti in un uomo perbene. Se sei scomparso dai radar del tuo mondo criminale lasciandoti alle spalle una scia di sangue, non avrai nessuna possibilità di ricostruirti una vita tranquilla, al riparo da rivalsa e regolamenti di conti. Prima o poi ‘quelli’ ti scoveranno e ti verranno a cercare. Per costringerti a uscire allo scoperto faranno del male a te ma, soprattutto, alla tua famiglia. Perché “quelli come noi non se la possono permettere, una famiglia”. Su queste premesse ben poco originali e sulla scia di film come l’assai più pensato e convincente Una vita tranquilla (2010, regia di Claudio Cupellini con un perfetto Toni Servillo) – ma soprattutto su quella del filone revenge-action made in Usa incarnato dal volto di Liam Neeson e sintetizzabile nella saga di Taken e i suoi davvero troppi epigoni - nasce questa pellicola ideata e sceneggiata dallo scrittore e attivista Sandrone Dazieri con Cosimo Gomez (apprezzato nel 2017 il suo Brutti e cattivi) che ne è anche il regista.
È la cupa storia di Domenico Franzè, alias Santo Romeo, in esilio volontario nella quiete dell’Alto Adige, lontano dai panorami mare e monti della sua Calabria e convinto di essere ormai riuscito a cominciare da capo, con una moglie del posto bella e premurosa e una giovane e brillante figlia che lo adora fin quasi alla divinizzazione. Nella nuova routine di Domenico però c’è una regola rigida. Nessuna sua foto dovrà finire online. Una regola che non può essere rispettata in eterno se non ne hai spiegato la motivazione alle persone che ti amano e smaniano per immortalarti.
Questo Il mio nome è vendetta è una pellicola italiana che in qualche modo coglie l’obiettivo di garantire allo spettatore un sufficiente coinvolgimento, seppure con un livello di suspence giusto sufficiente a causa del ricorso a un’abbondanza di stereotipi di genere. Tutto è già scritto, è già stato visto ed è quindi assodato. Lo schema, insomma, è talmente collaudato e rigido che era impossibile sbagliare, anche se la differenza tra questo film e i suoi più nobili consimili è la stessa che passa fra la Coca Cola e la Ben Cola: la seconda ricorda l’originale, anche parecchio, ma il suo gusto è pur sempre piatto e deludente. Effetti speciali di sparatorie e scazzottate, tuttavia, sono più che discreti e la produzione coglie nel segno con la scelta di far parlare i cattivi in un dialetto calabrese molto stretto, da richiedere i sottotitoli. Fattore che conferisce realismo all’opera e maggior immedesimazione in chi guarda.
Certo, a livello di cast Gomez gioca una carta pesante come Alessandro Gassman (che con il cineasta-sceneggiatore fiorentino aveva già lavorato nella serie tv I bastardi di Pizzofalcone) nei panni del protagonista. L’attore romano, sempre più somigliante al padre Vittorio, dimostra di sapersi smarcare dalle tante prove offerte nella commedia all’italiana anche più leggera e insignificante e di aver tratto giovamento dal training effettuato nel succitato I bastardi, ma pure, ad esempio, nell’equiparabile Io ti cercherò (2020) o ancor prima nel coraggioso RazzaBastarda (2012). Qui Alessandro paga un personaggio incapace di sorridere e che, le due volte che lo fa, sembra colto da mal di pancia. Troppo, anche per un uomo che viene da un passato di sofferenza. Per il resto la produzione si affida a una serie di comprimari di medio-basso cabotaggio, fatta eccezione per Remo Girone (visto di recente nella serie Vostro onore) nella parte dell’antagonista numero uno e cattivo dei cattivi, anche lui molto bravo a destreggiarsi con un vernacolo per lui addirittura esotico. Passabile la performance della giovane Ginevra Francesconi (già nell’apprezzato horror The Nest (Il nido) nel 2019) che interpreta la figlia di Franzè, padre improvvisamente rivelatosi eroe, ma su un palcoscenico imbrattato di sangue.
Uccidere o essere uccisi. Questa è la vita nell’universo della mafia. Alcune scene tese, ben costruite e quindi credibili rendono, come detto, questo film commestibile e da riservare a una serata di puro intrattenimento senza pretese.
Voto 6,4.
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