Regia di Cosimo Gomez vedi scheda film
Un killer della 'Ndrangheta ha abbandonato la malavita cambiando nome e mettendo su famiglia. Un suo antico avversario, Don Angelo, lo rintraccia a causa di una foto inserita in un social network dalla figlia Sofia ed invia alcuni sicari che uccidono la moglie ed un suo amico. L'uomo, il cui vero nome è Domenico Franzè, riesce a mettersi in salvo con Sofia, sconvolta per la rivelazione della reale identità del padre, ma pronta ad aiutarlo. Sapendo che la miglior difesa è l'attacco, Domenico prende di petto l'anziano boss, coadiuvato da Rudi, un uomo d'azione, e dal figlio Michele, un "colletto bianco" non per questo meno pericoloso del genitore. Film d'azione diretto da Cosimo Gomez, di produzione italiana e distribuito da Netflix, "Il Mio Nome E' Vendetta", pur essendo ambientato nel nostro paese, è chiaramente destinato ad un mercato internazionale. I riferimenti al territorio sono estremamente ridotti; l'azione inizia in una zona montuosa come molte ce ne sono sulle Alpi e si conclude in una città che sappiamo essere Milano solo perchè lo dicono i personaggi ed è indicato in un cartello all'ingresso del centro abitato. La 'Ndrangheta potrebbe essere una qualunque organizzazione criminale mondiale ... Yakuza, Mafia Russa, Cartello Colombiano. Apprendiamo che è italiana solo perchè alcuni suoi esponenti parlano una sorta di dialetto meridionale ... e perchè, anche questa cosa, ce la dice il protagonista. Domenico, vittima di una grave ingiustizia, ha il compito di mettere in salvo la figlia e garantire la sua sicurezza. Sa che ciò potrà avvenire solo con la morte del boss avversario, anch'egli deciso ad ucciderlo per vendetta, ed è consapevole che non sopravviverà allo scontro. Nonostante gli improvvisi sconvolgimenti, Sofia non si perde d'animo; essendo in grado di guidare benchè minorenne, aiuta nella fuga il papà, ferito. Lo fa curare ed infine prepara insieme a lui la vendetta. L'ultima mossa spetta a lei; compiendola, dimostra di essere ... una donna della "famiglia". Il ritmo del film è molto elevato; è ricco di inseguimenti, azione "stealth", sparatorie, gravi spargimenti di sangue. Se ci si lascia trasportare da tutto ciò, si può ignorare l'inverosimiglianza dell'intera vicenda; il realismo manca non solo nell'intreccio, ma anche nella ricostruzione dei rapporti tra i personaggi. Possibile che la moglie di Domenico non conosca il passato dell'uomo ? Possibile che la figlia non sia stata resa edotta della necessità di evitare qualunque fotografia al padre ? Possibile che in pochi giorni, la giovane adolescente sportiva e positiva riesca a superare lo shock per le rivelazioni e le perdite subite ed a trovare capacità, motivazioni e sangue freddo per continuare la vendetta ? Di fatto, nel film che appare nulla che non si sia già visto in tante pellicole d'azione di produzione statunitense o comunque straniera. Ma il fatto che sia ambientato in un contesto a noi familiare accentua la sensazione di irrealtà. Convincente Alessandro Gassmann nel ruolo di Domenico Franzè; da marito e padre esemplare, veste rapidamente i panni del vendicatore, dolente ma determinato, in grado di prendere decisioni fatali al fine di salvaguardare Sonia, interpretata da Ginevra Francesconi, un po' "acerba", ma promettente. Remo Girone è Don Angelo, un boss "vecchia maniera", spietato ma capace di riconoscere l'indubbio valore del suo avversario. Si parla di 'Ndrangheta, ma senza volontà di denunzia sociale; la regìa rimarca comunque la penetrazione delle criminalità organizzata calabrese nelle terre del Nord Italia ed evidenzia le differenze tra i metodi appartenenti al passato e quelli utilizzati nel presente. I criminali agiscono in "guanti bianchi", inserendosi nella vita pubblica dei territori, evitando la violenza quando controproducente, ma non rinunziando assolutamente ad essa. La fotografia è molto scura; la colonna sonora è basata su sonorità elettroniche distorte e rock. Riecheggia spesso il motivo di "Paint It Black", dei Rolling Stones. Come spesso accade per le opere nate per Netflix, il "prodotto" non è all'altezza della "confezione". Ma non mi sento di esprimermi negativamente; pur essendo un'opera nata ed ambientata in Italia, "Il Mio Nome E' Vendetta", paradossalmente, potrebbe piacere meno agli spettatori nazionali, in virtù di una inevitabilmente più intensa percezione dell'implausibilità, rispetto ad un pubblico internazionale. Ma non ha nulla in meno di molti altri film d'azione di produzione estera. Una sufficienza, anche d'incoraggiamento, ci sta !
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