Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: L’ORDINE DEL TEMPO.
Prendendo spunto dall’omonimo saggio del fisico Carlo Rovelli (quasi ad avallare con teorie scientifiche una storia di comportamenti umani), Liliana Cavani ha voluto raccontare il tempo e il suo valore per ogni tipologia di uomo.
Al termine del film la prima cosa che mi è venuta in mente è che veramente “Il Tempo è galantuomo” perché ha permesso, contro probabilmente ogni logica e calcolo, a una regista di fare un film alla veneranda età di 90 anni e a 20 anni di distanza dal suo penultimo avendo a disposizione il meglio, o quasi, del gotha degli attori italiani della generazione dei cinquantenni. Di presentarlo alla Mostra di Venezia fuori concorso e di ricevere pure il Leone D’Oro alla Carriera (prima volta per una regista donna italiana).
E così insieme allo sceneggiatore Paolo Costella, specializzato in film corali di generazioni in profonda crisi come Perfetti Sconosciuti, Per tutta la vita e del recente remake Vicini di Casa, con L’Ordine del Tempo realizza un film che vuole rispondere alla domanda “Cosa faresti se un asteroide sta cadendo sulla terra in quel lasso di tempo che ti rimane a disposizione?”.
Liliana Cavani è diretta e decisa apre il film sui vari significati che la parola “Tempo” può avere dal greco attraverso i compiti della neocinquantenne Claudia Gerini con sua figlia neo donna: Kronos, Aion, Kairos ed Eniautos. In realtà tutto questo è un pretesto per parlarci dell’amore assoluto e se sei disposto a morire per amore come Alcesti di Euripide.
Come ben si intuisce dalla premessa il film segue l’andamento sentimentale e i tormenti interiori di un gruppo di cinquantenni molto borghesi, molto radical chic, che si ritrovano nella molto bella e radical chic casa a Sabaudia di Elsa e Pietro per festeggiare il mezzo secolo della padrona di casa.
La compagnia è molto variegata abbiamo l’avvocato, il medico, due professoresse, uno psicanalista, un broker senza scrupoli, una giornalista del The Guardian e soprattutto due fisici coi controcazzi che alla vigilia di una probabile fine del mondo a causa di un asteroide possono sempre servire (uno è interpretato da Edoardo Leo e che sembra uscito da Smetto quando voglio se le cose fossero andate per il verso giusto e l’altra è interpretata da Francesca Inaudi che insegna fisica a chi se lo può permettere in Tanzania e che solo per questo motivo meriterebbe il Nobel). Sullo sfondo una terza fisica che è andata oltre e ha deciso di diventare suora perché preferisce la versione di Dio del senso del mondo e l’unica veramente povera è la domestica sudamericana che ha lasciato suo figlio in Perù all’età di 7 mesi ed è più di 7 anni che non lo vede per crescere la figlia dei padroni di casa.
Ed è in questo contesto che ognuno di loro si fa un esamino di coscienza per chiedersi se hanno speso veramente bene il loro tempo e soprattutto se hanno tempo sufficiente per ottimizzare al meglio il loro futuro ora che sono arrivati nel mezzo del cammin della loro vita.
Nell’Ordine del Tempo c’è poca paura del catastrofismo da fine del mondo e molto “Adesso voglio dire tutto quello che penso di te e stammi a sentire”. E alla fine sono i soliti “Segreti e Bugie” che emergono accompagnati da un bel paio di corna belle grosse che solo i benestanti sanno portare (a parte quelli di Torino).
E così nell’ultima notte prima di estinguersi ognuno si rende conto che sotto sotto, e neanche così sotto, è in realtà un infelice pezzo di merda ma che comunque vive dignitosamente nella comfort zone di facciata che la nostra società ci ha fornito.
Niente di nuovo sul fronte occidentale della cinematografia italiana, ma viste le premesse mi aspettavo un film molto ma molto più brutto di quanto in realtà sia.
Gli attori sono quasi tutti in parte in particolar modo Ksenia Rappoport (la donna che ama un solo uomo ma che vuole bene agli altri) e Fabrizio Rongione lo psicanalista che tutti dovrebbero evitare.
E la novantenne Liliana Cavani? Ci dice che pur non essendo più quella “scabrosa” dei film da VM 18 come Il portiere di Notte e Al di là del bene e del male riesce comunque a fare sufficientemente i film alla Paolo Genovese.
Voto 5,5 o forse 6 dipende dalla percezione del tempo.
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