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Nel nostro cielo un rombo di tuono

Regia di Riccardo Milani vedi scheda film

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La recensione su Nel nostro cielo un rombo di tuono

di mm40
6 stelle

La parabola sportiva di Gigi Riva, uno dei calciatori più forti dell'Olimpo nostrano, patrimonio del Cagliari – con cui vinse uno scudetto – e del calcio italiano tutto.


Rombo di tuono è stato il soprannome di Luigi – Gigi – Riva, uno dei massimi talenti espressi dal calcio italiano di sempre; questo documentario parte dal suo prepotente, altisonante nomignolo per raccontare le vicende sportive (e in minor parte anche quelle umane) di Riva. Al lavoro partecipa anche lo stesso ex giocatore ed è divertente constatare l'ossimoro tra la sua figura sempre sotto tono, pacata e pacifica, e quel soprannome figlio di un atteggiamento in campo da vero predatore delle aree di rigore. Riva è tuttora il recordman di reti con la maglia della nazionale italiana, primato a dir poco eccezionale se poi si considera che ha giocato davvero poche partite in azzurro (appena 42: Buffon, il più presente di sempre, ne ha 176 – giusto per dare un'idea). A raccontare il bomber ci pensano amici, ex colleghi di spogliatoio e commentatori tecnici come Angelo Domenghini, Massimo Moratti, Enrico Albertosi, il già citato Gigi Buffon e Ferruccio Mazzola; accanto alle interviste il film propone qualche scena di fiction in cui si ricostruiscono le vicende extrasportive del protagonista e queste sono senza ombra di dubbio le sequenze meno azzeccate del film (posticce, abbozzate malamente, spesso patetiche – si veda quella del primo incontro con De André, tanto basta). Nel complesso a ogni modo un lavoro importante su una figura sportiva mai troppo celebrata, con uno sguardo approfondito e bene o male inedito (quantomeno per questo tipo di produzioni ad alto budget e popolari) a quella favola calcistica che fu il Cagliari di fine anni Sessanta e primi Settanta. Magari le recriminazioni sullo scudetto sottratto agli isolani dalla Fiorentina nel '68-'69 risultano un filo stonate all'interno di un'opera siffatta, così come si può rimanere un attimo basiti di fronte ai centosessanta minuti di durata, due ore e quaranta. Riccardo Milani aveva già diretto qualche lavoro biografico in precedenza (su Domenico Modugno, sulle sorelle Fontana), ma questo è il suo primo titolo apertamente documentaristico; ci prenderà gusto poiché girerà di seguito Io, noi e Gaber, sul cantautore milanese. 6/10.

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