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La guerra del Tiburtino III

Regia di Luna Gualano vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La guerra del Tiburtino III

di axe
6 stelle

Un meteorite dalle dimensioni di un sasso sceglie quale luogo d'impatto, un giardinetto tra i palazzoni del quartiere Tiburtino III, semiperiferia est di Roma. Ne fuoriesce una creatura strisciante la quale s'impossessa del corpo di Leonardo, un abitante della zona. E' l'inizio di un'invasione aliena; sempre più cittadini, "posseduti" da repliche della creatura, collaborano all'isolamento del quartiere con barricate. Mentre media ed autorità studiano l'evento quale fenomeno sociale, alcuni ragazzi, "Pinna" ed i suoi amici, "Panettone", Chanel e Lavina, una famosa influencer di Collina Fleming, compresa la gravità degli eventi, combattono le creature aliene con un'arma ... insospettabile. Luna Gualano sceglie, quale ambientazione di questa commedia a tema fantascientifico, il Tiburtino III, quartiere popoloso e popolare; pur non facendo denunzia sociale - non racconta nulla di ciò che già non si sappia - la regista sfrutta le tipiche dinamiche di un quartiere non proprio semplice, costruendo sul loro intreccio l'evoluzione del racconto. Vediamo dunque persone che lavorano in nero a casa, facendo concorrenza ai "regolari"; la "bisca", bar e sala giochi in cui personaggi loschi o meno si ritrovano indisturbati; ragazzi che vivono di piccoli traffici rischiando di finire coinvolti in faccende piuttosto pericolose; una rabbia di fondo contro il "diverso"; i tipici "rimastini", personaggi un po' avanti nell'età resi malconci dalla povertà e dell'abuso di alcool o droghe. Il tutto è "edulcorato" ai fine della rappresentazione su schermo, anche grazie alla presenza di Lavina Conte, una influencer che vive a "Roma Nord" - sinonimo di distanza soprattutto sociale dalle periferie popolari. La simpatica ed intraprendente ragazza si avventura tra le strade del quartiere come in un territorio selvaggio da esplorare e rimane piuttosto stupita dai modi degli abitanti - "posseduti" e non - con i quali entra in contatto. Ma, nonostante ciò, non esita a far fronte comune con Chanel, la barista di colore che tiene aperta la bisca, e le simpatiche canaglie "Pinna" e "Panettone". Tra i giovani attori presenti in scena citiamo un convincente Antonio Bannò - il già nominato "Pinna", così chiamato a causa del nasone; Federico Majorana, "Panettone", gregario di "Pinna" dall'acconciatura caratteristica; Sveva Mariani, Lavina, spigliata influencer terrorizzata non tanto dall'invasione aliena quanto dal rischio di calo della popolarità, brava ... ma non del tutto spontanea. Hanno più esperienza Paola Minaccioni (Marica, mamma di "Pinna") e Paolo Calabresi (Leonardo, un burbero marito e padre, prima vittima della possessione aliena). Fa capolino in scena Carolina Crescentini, nel ruolo dell'estetista Selene. Ambientazioni del film sono appartamenti e strade del quartiere Tiburtino III. Predominano i colori spenti del grigio cemento, di giardinetti senza erba, cosparsi di secchi aghi di pino; di spazi interni poco luminosi e senz'altro claustrofobici. Ho trovato carina l'idea di legare le ricostruzioni ambientale e sociale ad un tema caro alla fantascienza classica. Forse niente di molto diverso da quanto faceva il cinema statunitense anni '50, mutatis mutandis. Tuttavia, quei racconti riflettevano le inquietitudini connesse all'accettazione del diverso o al contesto di politica internazionale. Nella storia di Luna Gualano non c'è alcun tentativo di confronto tra alieni ed umani. I primi, per bocca dei "posseduti", descrivono i secondi quale razza inferiore, non senza una punta d'ironia, ma limitandosi alla conoscenza superficiale resa possibile dalla lettura delle loro semplici menti. Gli abitanti del Tiburtino III affrontano i loro avversari senza ben comprenderne la natura; rappresentano una minaccia, vanno eliminati. Provengono da un'altra parta della città ? Giungono da un altro pianeta ? E' lo stesso. "La Guerra Del Tiburtino III" non è di certo un film memorabile; gli attori più giovani hanno ancora molta esperienza da fare, montaggio ed effetti hanno un sapore di "casereccio", l'epilogo è scontato. Eppure, è divertente. L'evoluzione della trama, quanto meno inconsueta, accende l'interesse. E la descrizione del quartiere di Roma, così palpitante di vita nonostante i mille problemi che l'affliggono, vale da sola la visione. Dunque, propendo per la sufficienza, raggiunta non per tecniche bensì per passione profusa.

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