Regia di Ken Loach vedi scheda film
Scritto da Rob Dawber (di cui rappresenta l'unica collaborazione con Loach), Paul, Mick e gli altri è il consueto atto dimostrativo che il regista inglese affonda nei confronti di una politica sociale, a suo parere, disastrosa come è quella britannica degli anni '90 (la storia è ambientata infatti nel 1995). D'altronde l'onda più grave della crisi occupazionale ed economica è in arrivo, il presentimento catastrofico (con tanto di tragedia finale) del cineasta non è assolutamente infondato: e sarà crisi mondiale, non soltanto nel suo Paese. Per quanto riguarda precariato e lavoro nero, ne sappiamo qualcosa anche in Italia: la portata del lavoro (e del discorso) di Loach è però tanto ampia che il suo messaggio sembra poter arrivare dappertutto, non fermandosi solamente a questioni e problematiche inglesi. In un cast 'operaio' in tutti i sensi, mancano interpreti di richiamo per il pubblico e l'anonimato dei nomi si equivale con quello dei volti; per questa volta inoltre Loach sceglie di soffermare il suo sguardo sull'ambiente del lavoro, concedendo meno del solito a tematiche a lui care come la famiglia, il welfare, la delinquenza (tutti argomenti comunque presenti nel film). La trama regge, come sempre, in maniera ineccepibile: la verosimiglianza delle sue storie è uno dei punti di eccellenza del cinema di Loach. 6/10.
La società delle ferrovie viene privatizzata: in un colpo solo gli operai si ritrovano meno garanzie e più precarietà nel lavoro. La situazione si fa tanto difficile che persino le norme sulla sicurezza finiscono trascurate.
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