Regia di Ken Loach vedi scheda film
Pur schierandosi sempre dalla parte dell'ambiente proletario, bisogna riconoscere a Ken Loach l'onestà intellettuale di non fare dei suoi protagonisti degli eroi, ma saperne ritrarre limiti ed incongruenze. É il caso di Paul, Mick e gli altri, poco efficace titolo italiano, che ritrare un periodo molto dibattuto nella storia recente, ossia il passaggio delle ferrovie di stato ad un soggetto privato. Così come Loach non abbandona i suoi tratti consueti (immancabile il sarcasmo di fondo che si accompagna ad un certo cameratismo tra gli operai), egli non si sottrae a sottolineare come questi dipendenti siano tutt'altro che esempi di produttività: avvezzi alla polemica, ai piccoli privilegi che la grande compagnia gli ha garantito (da un certo welfare aziendale ad alcune "concessioni" che permettono loro di approfittarsi dei pochi controlli sull'orario di lavoro), a dei ritmi di lavoro piuttosto allentati. Tutto questo viene spazzato via dalla nuova proprietà. Persino i capisquadra o il capo deposito (sebbene invisi ai colleghi di livello più basso) vengono messi brutalmente alle strette dalla dirigenza. I piccoli (o grandi) problemi familiari si intrecciano ad una situazione che si fa sempre più tesa all'interno della piccola comunità lavorativa: qualcuno accetta un'incentivo all'esodo, qualcun altro si rende improvvisamente conto che il contesto lavorativo in cui si trova non è per niente semplice da ritrovare sul mercato. Tuttavia, l'ennesima comunicazione aziendale, infrange le poche speranze dei lavoratori, che ormai erano ridotti a svolgere attività di demolizione di attrezzature, confermando la chiusura del sito, ormai ritenuto improduttivo. La realtà che aspetta i protagonisti della storia è ancor più sconfortante: le agenzie interinali propongono contratti sensibilmente peggiori dei precedenti, la flessibilità richiesta è snervante, i collaboratori nelle squadre non sono qualificati per certi tipi di lavoro, una lamentela di un'azienda cliente è sufficiente per far escludere un lavoratore da ulteriori assegnazioni ed infine, le normative di sicurezza sono assolutamente al di fuori delle regole. Proprio quest'ultimo punto sarà l'elemento che in qualche modo costringerà i protagonisti a mettere l'esigenza di proseguire a lavorare davanti al rischio delle proprie vite.
Sebbene il film non abbia una struttura così sicura e solida come Loach aveva dimostrato in altre occasioni (viene alla mente il bellissimo Piovono pietre) questa vicenda permette un'interessante riflessione su situazioni che portano da un eccesso all'altro e che, come troppo spesso accade, sacrificano i soggetti più deboli.
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