Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Terzo film in costume di Eric Rohmer, dopo “La marchesa von…” e “Perceval”, “La nobildonna e il duca” (“L’anglaise et le duc”) racconta gli anni tumultuosi della Rivoluzione francese. Il punto di vista, il ritmo, il “campo” prescelti sono quelli offerti dalla memoria (significativa, schierata, diretta, privata) di Grace Elliott, amante del principe di Galles, il futuro re Giorgio IV, e del principe Filippo, duca d’Orléans. Il libro-diario della nobildonna è la cronaca delle sue giornate e della sua vita a partire dal 1790. Fedele al re, contraria alla Rivoluzione, moderata, Grace si adopera per salvare un fuggiasco, va e viene da Parigi, cerca di dissuadere il duca dal votare a favore della ghigliottina per il re, affronta perquisizioni, vede la folla
inferocita nelle strade e nelle piazze, incontra
Robespierre, commenta e si infervora sul Terrore. Rohmer aderisce al suo racconto e, a 81 anni, ci regala una straordinaria lezione tecnologica. Utilizza il digitale per inventare, attraverso alcuni tableaux, la cornice scenografica dell’epoca e una prospettiva dello sguardo. Niente travestimenti del presente né esterni da studio tradizionale. Il dispositivo di ripresa si abbina in modo magistrale alla passione teorica per un cinema lineare, “frontale”, con la macchina da presa fissa o quasi, fiducioso negli attori e nell’immanenza delle immagini (magnifiche). Esempio sublime di nuovo cinema griffithiano. I discorsi come lunghissime didascalie. Gli interni come gusci per vivere nella compostezza teatrale il terremoto romanzesco della Storia.
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