Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Il fresco ottuagenario Rohmer (classe 1920) getta all'indietro il suo sguardo - prospettiva piuttosto consueta, per la terza età - fino agli anni immediatamente successivi alla rivoluzione francese, cioè alla fine del diciottesimo secolo. L'intento di base è quello di raccontare la caduta di un regno e l'instaurazione di un altro regime da un punto di vista inedito o perlomeno anomalo, che è quello di una straniera e di una nobildonna, nonchè di una convinta monarchica. Impresa che riesce in maniera sufficientemente efficace anche grazie all'ispirazione dei reali diari della protagonista (comunque rimaneggiati e messi in forma di sceneggiatura dallo stesso Rohmer), la contessa Grace Georgina Elliott; brava inoltre la Russell che si trova a dover interpretare un personaggio internamente sofferente, dai forti valori morali, ma che per sua sfortuna si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Primo lavoro realizzato in digitale da un convinto esteta come Rohmer, ma il distacco dalla sua precedente produzione è piuttosto evidente; sebbene si tratti sempre di un film basato sui dialoghi e quindi sui concetti (e si parla di rivoluzione!) piuttosto che sull'azione, il regista opta in questo caso per scelte meno radicali del solito, con un utilizzo adeguato di luci, costumi e perfino musiche (non troppe, ma comunque presenti). Assolutamente apprezzabile nella messa in scena, ma lento - oltre due ore di durata - e pesantuccio. 5,5/10.
La contessa inglese Grace Elliott è a Parigi durante la rivoluzione; fervente monarchica, nasconde nei propri appartamenti un rifugiato politico e tenta in ogni modo di dissuadere l'amante, il duca d'Orleans, dal votare per la ghigliottina al re. Invano: ed è l'inizio della fine, per la contessa.
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