Regia di John Carpenter vedi scheda film
La grandezza di John Carpenter si misura sulla sua capacità di usare il cinema come un semplice strumento narrativo, rudimentale, ma estremamente efficace. Le immagini non sono, per lui, gli studiati scenari di un pensiero, bensì i movimentati contenitori di ciò che accade; la sua regia si affanna a rincorrere l'evento, e questa caccia è tutt'uno con la ricerca della chiave del mistero, di quella presenza anomala ed inquietante che, nelle forme più diverse, è la fantomatica protagonista di ogni suo film. Questa è l'elemento spiazzante che infrange la barriera dell'umanità, conferendo, ad ogni situazione, i contorni frastagliati della furia, della frenesia, della disperazione. Il racconto stesso, insieme ai personaggi, perde il suo aspetto lirico e si sfigura; Carpenter è l'artista che dipinge l'orrore graffiando la tela, e gettandovi secchiate di vernice, lasciando che il tragico squallore si rapprenda, sul quadro, sotto forma di rozzi grumi di colore. Ciò che non è bello deve, per lo meno, essere lampante; e lo stile di questo autore riesce a spremere, dall'obbrobrio, fino all'ultima goccia di espressività, senza calcare inutilmente la mano sui connotati aberranti. Fantasmi da Marte è l'opera emblematica di un'estetica che ricava la mostruosità candidamente dal dato di fatto, senza eccessi di realismo, perché, come in questa storia di germi extraterrestri, il vero terrore non è quello plastico che si vede e si può toccare, bensì quello insidioso, informe e sfuggente, che si spande nell'aria e si respira.
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