Regia di Michael Mann vedi scheda film
L'ultimo film di Michael Mann è anche il suo peggiore
Mann torna dietro la macchina da presa per la gioia dei suoi followers, otto anni dopo l'ottimo (checchesenedica) Blackhat , per raccontare una parentesi della vita di Enzo Ferrari, padre della scuderia del cavallino il cui marchio ha tanto appeal nel mondo, un momento delicatissimo della sua vita, quando è sull'orlo della banca rotta, in crisi con la moglie, diviso dall'amore per l'amante, perseguitato dalla tragedia che piu di tutti lo ha segnato: il ricordo della morte del figlio.
L'ultimo film di Michael Mann è (che io sia dannato) anche il suo peggiore. Non che sia un brutto film intendiamoci, sicuramente sopra la media del 70% di quello che si trova in giro, purtroppo non ha quel pathos degli altri suoi (capo)lavori, non ti prende alle viscere, non ti gira le budella. Perché maledizione?
La ricostruzione dell'Italia del dopoguerra è impeccabile, scenografie, costumi, ambienti, automobili soprattutto, che sfrecciano roboanti sull'asfalto delle viuzze di provincia in particolare durante gli ultimi 40 bellissimi minuti della mille miglia.
Gli elementi drammatici ce ne erano a bizzeffe, forse questa volta il passaggio cruciale tra micro e macro, tragedia personale che diviene tragedia universale e tragedia dello spettatore , non avviene, il dolore e la sofferenza non sgranano in quel senso di tragedia epica che elevava i protagonisti dei suoi film a figure titaniche che avevano il peso del mondo sulle spalle e a cui ci ha abituato il cineasta di Chicago.
Forse è questo, credo, che questa volta non è riuscito.
Forse si, ecco.
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