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Ferrari

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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La recensione su Ferrari

di barabbovich
4 stelle

Nello stesso periodo in cui Ridley Scott ha liofilizzato trent'anni di storia napoleonica, un altro grande vecchio del cinema a stelle e strisce, Michael Mann, fa l'operazione opposta col mito di Enzo Ferrari (Driver, legnoso), concentrandosi sui soli dodici mesi del 1957. In quell'anno, Il patron dell'omonima casa automobilistica aveva da poco perso il figlio Dino, stava rischiando la bancarotta e si accingeva a trasformare la bigamia in una scelta definitiva a favore dell'amante Lina Lardi (Woodley). Ma nello stesso arco temporale ci fu anche il terribile incidente di Guidizzolo, durante le Mille Miglia, che provocò la morte di nove persone tra il pubblico e quella del pilota De Portago (Leone), con conseguente processo, prima mediatico e poi giudiziario. Le due ore e dieci di durata sono fin troppe, dunque, per non indurre Mann a soffermarsi su ogni minimo dettaglio della vita privata di questo odioso, cinico manipolatore: un capitano di ventura che giusto nel Paese degli Agnelli, dei Berlusconi, dei Benetton e dei Briatore sarebbe potuto assurgere a immeritata fama. Inevitabile, dunque, che il film si presenti come un interminabile, scialbo fotoromanzo, con attori reclutati alle scuole serali di cinema e nel quale le sole cose da salvare sono le riprese adrenaliniche delle corse, soprattutto quando la Mille Miglia - sulla quale il monarca del cavallino rampante aveva scommesso tutto il proprio futuro imprenditoriale - passava attraverso i caseggiati delle città emiliane, con le rosse di Maranello impegnate a dare battaglia a Lotus, Cooper e Mercedes.

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