Regia di Michael Mann vedi scheda film
Michael Mann dirige un film senza sparatorie, ma con gli inseguimenti sì, questa volta di macchine da corsa. Non memorabile, ma dignitoso.
Michael Mann è praticamente un garanzia, ed è per questo che sono andato a vedere questo film senza leggere troppe recensioni. Anche se non può annoverarsi tra i suoi capolavori, questa sua ultima fatica non mi ha deluso.
Non sono un appassionato di automobilismo, ma, chissà perché, ricordo molto bene la notizia della morte di Enzo Ferrari quand'ero ragazzino. Misteri della mente umana.
Michael Mann dipinge il ritratto di un uomo deciso, asciutto nei modi di fare, pragmatico, non cinico ma duro, con in mente obiettivi chiari e ben stabiliti. Dotato di sicuro talento per progettare favolose macchine da corsa e dirigere la sua azienda, non è altrettanto accorto nella sua vita privata. Con disinvoltura, infatti, conduce una doppia vita sentimentale, e con faccia di bronzo va a messa e riceve l?Eucarestia. Ferrari ha di fatto due famiglie, ma è evidente che il gioco non può andare avanti all'infinito, e i guai sono dietro l'angolo.
La pellicola di Mann racconta degli inizi dell'attività della leggendaria casa dal cavallino rampante; ne mostra i primi tentativi un po' maldestri, i fallimenti, gli incidenti mortali. Della futura gloria e dei trionfi non c'è ancora traccia. Questo si ricollega a quello che secondo me è uno dei pregi del film: non è, cioè, retorico o celebrativo, o ancora idealizzato. Di solito, queste sono le caratteristiche che mi tengono lontano dei film biografici.
Il protagonista è ben interpretato dal muso duro di Adam Driver (nomen omen?), e dalle due donne Penelope Cruz e Shailene Woodley. Assieme a molti personaggi collaterali, essi dipingono il ritratto di un Ferrari invischiato nei problemi del lavoro e della vita privata, che a volte minacciano di travolgerlo. Un film aspro, come tutti i film di Mann, dove il singolo deve combattere con un mondo ostile, per ottenere una sofferta vittoria.
Il film pone comunque un dilemma morale che è presente anche in altre opere del regista: fino a che punto, cioè, si possono accettare compromessi col male o la morte per raggiungere un fine buono o supposto tale? In questo “Ferrari”, ad es., il protagonista mette pesantemente a rischio la vita dei suoi piloti pur di vincere le gare, perché specialmente in quegli anni guidare macchine da corsa era pericolosissimo. Bravi ragazzi ammogliati che muoiono negli incidenti, e a volte muoiono pure gli spettatori. Viene infatti ricordato un tragico caso di un drappello di spettatori troppo curiosi, falciati da una Ferrari uscita di strada... E qua è il divertimento ad essere sull'altro piatto della bilancia, elemento ancor più futile.
Le scene d'azione con le macchine da corsa sono naturalmente ben girate. E per fortuna, dell'Italia non abbiamo un immagine stereotipata o da cartolina.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta