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Ferrari

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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John_Nada1975

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ferrari

di John_Nada1975
4 stelle

Bolso, turgido nelle ricorrenti situazioni familiari, drammone retorico dalle scontate e accentuate notazioni di banal pensiero sull'amore "più forte di ogni cosa", e soprattutto in un regime di "oppressione", vuoi che sia lavorativa, come anche qui giudiziaria per Enzo Ferrari, dopo il noto incidente alla Mille Miglia del 1957, che ebbe ben più gravi e lunghi strascichi durati due anni, di quelli con una didascalia liquidati, a fine film.

Purtroppo Mann accentua da almeno una decina di anni(il tonfo di "Blackhat" sta sempre tutto lì a dimostrarlo, ma soprattutto il tomone mattonata illeggibile che egli ha scritto recentissimamente, "Heat 2- 1988-2000), quelli che sono sempre stati i suoi difetti, ovvero la tronfietà carica di drammoni romantici esasperati, che già faceva capolino qui e là in "L'Ultimo dei Mohicani" e "Heat" riscattata però e fatta dimenticare totalmente da una bravura di racconto che alla fine tutto faceva quadrare, e soprattutto, una tecnica generale sua e dei suoi collaboratori a partire dall'insostituibile consulente fotografico Gusmano Cesaretti, eccezionale, e uno stile, una composizione registica unica e riconoscibilissima. 

Esattamente quello che è quasi del tutto evaporato qui(al netto di certi recensori che gli devono dare 9 a prescindere perché si devono fare riconoscere come  suoi agiografi "ufficiali"), e di cui rimangono alcuni lampi come nella parte sulla cruciale Mille Miglia del 1957, troppo breve però nei 130' del film, e senza adeguato pathos creato sulla parte della competizione con la Maserati e l'Alfa Romeo, da cui in quel momento, dipendeva anche il destino stesso come squadra corse, e industria commerciale, della Ferrari.

E' anche un film che si situa fedelmente nella narrazione consentita di questi tempi, visto che riduce e di molto una epopea come quella della Ferrari marca automobilistica e leggendaria squadra corse, e di Ferrari uomo, ad una storia di mogli frustrate e tradite, infelici, amanti trepidanti e innamorate in attesa del loro momento, e un uomo arido e insensibile, tutto preso dal suo lavoro e dalla sua maniacale sopra tutto e tutti gli esseri umani, passione e ambizione agonistica. Insomma, alla fine non una bella persona. 

Ed è un pò patetico oltre che grottesco, ridurre la storia umana e professionale "Bigger than life" di Enzo Ferrari a questo e alla solita e risaputa vicenda di Dino e di Piero, in due ore e passa di film. La fotografia è bella, le scenografie e ricostruzioni ambientali del bordo pista e dei box curate, e apparentemente fedeli. Ma per il resto, stante comunque il digitale di cui Mann si serve dal 2001, quindi anche molto "modernista" e iperdefinita; essa lo rende lo stesso -seppure ad un altro livello visibile di budget-, non troppo dissimile dalla fiction di Carlo Carlei

E, purtroppo non sto scherzando, non lontano dal recente "Lamborghini" con Frank Grillo nei panni dell'altrettanto leggendario Ferruccio.

D'altronde fra i tanti produttori fa capolino pure il nome dello stesso Andrea Iervolino, ormai quasi una garanzia di prodotto "pacco" ma dal "sapore" come dicono quando non si vuole dire la verità, "internazionale". E non mancano i cinesi come la stessa co-produzione, di cui Mann è stato fra i primi a servirsi, pure troppo dai risultati visibili di "contenuto".

Vedere le recensioni di quattro o cinque stelle per lo stesso è forse veramente come Gomarasca qui giustamente ha scritto, "una perdita di tempo a scriverne, e a solo controbattere".

 

John Nada

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