Regia di Michael Mann vedi scheda film
Michael Mann l'avevo un po' perso di vista da anni, il suo ultimo film "Blackhat" non l'avevo visto ma so che non era andato bene come accoglienza generale, e adesso lo ritrovo con questo film biografico su Enzo Ferrari, che si concentra sul periodo trascorso nel 1957 dal grande imprenditore, prima della partecipazione all'ultima edizione della Mille miglia. Si tratta di un biopic abbastanza diverso dagli standard del genere, un tentativo di rievocare la figura del fondatore della celebre casa automobilistica sia sul versante privato che su quello professionale, ma senza fare una carrellata accademica di tutta la sua vita, ma presentandolo in un contesto specifico, alle prese con un rapporto ormai deteriorato con la moglie Laura, un'amante che è anche madre del suo figlio ancora vivo, le preoccupazioni per la gara che potrebbe stabilire il primato delle sue macchine, la scelta dei piloti, l'ambizione alla gloria. Il film ha generalmente un buon impatto complessivo, ma non tale da renderlo davvero memorabile e, in particolare, la prima parte risulta piuttosto dilatata, francamente un po' lenta e con qualche scena riuscita non troppo bene, soprattutto la moglie che lo minaccia con una pistola, per quanto pare che fosse una situazione reale, ma nel film non è stata resa al meglio delle possibilità di attori e regia, e appare evidente anche qualche altro indugio. Nella seconda parte, invece, "Ferrari" sembra generalmente più solido anche nella scrittura, può contare soprattutto su una sequenza d'antologia che è per l'appunto la corsa delle Mille miglia con il terribile incidente in cui persero la vita il pilota Alfonso de Portago e altre otto vittime fra cui cinque bambini, con un montaggio esaltante del premio Oscar Pietro Scalia e una gestione visiva delle inquadrature che ci riporta sicuramente al meglio del cinema di Mann, databile fra gli anni 90 e i primi 2000. A livello formale colpiscono alcune singole invenzioni, di cui la più clamorosa qui probabilmente il lunghissimo primo piano sul volto di Penelope Cruz nella scena al cimitero, una sfida che l'attrice coglie con notevole sensibilità e partecipazione emotiva al momento privilegiato segnato dall'inquadratura. Nel cast Penelope offre una buona prova nel ruolo della moglie divorata dalla gelosia, pur con un limitato screen time, mentre Adam Driver risulta ugualmente autorevole, ben più convincente e misurato qui rispetto a un film di argomento per certi versi analogo come "House of Gucci", in cui interpretava un altro celebre imprenditore italiano; dignitosa anche la prova di Shailene Woodley nel ruolo di Lina, l'amante e madre del figlio di secondo letto. Pur potendo contare su numerose qualità, come ho finora esposto, "Ferrari" mi appare nel complesso una prova un po' minore nell'itinerario di Michael Mann, un film biografico che non manca di ambizioni estetiche, ma un po' limitato alla fine da un approccio non del tutto originale alla materia narrativa, che una regia pur abbastanza ispirata non riesce del tutto a riscattare.
Voto 7/10
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